Con circa 350 fotografie, 50 libri e svariati materiali di archivio e documentazione, la mostra «Lee Friedlander. Retrospective» offre una panoramica completa e articolata sul lavoro di uno dei più grandi narratori dell’Occidente della seconda metà del Novecento. Dopo la prima tappa dello scorso inverno a Madrid, la mostra realizzata da Fundación Mapfre e curata da Carlos Gollonet con la collaborazione di Felix Hoffmann, è visitabile fino al 3 dicembre presso il C/O Berlin.
Grazie a uno sguardo ironico e pungente, Friedlander ha saputo superare i limiti della fotografia documentaria reinterpretandoli alla luce di una personalissima visione della società americana negli anni del boom economico. Questo emerge chiaramente soprattutto nei suoi autoritratti e nelle inquadrature dove sovrappone più piani narrativi grazie a specchi, finestre e schermi. Suddivisa in diverse sezioni scandite dai titoli dei tanti libri pubblicati, la mostra presenta anche altri temi ricorrenti della sua ricerca oltre. Troviamo il mondo del jazz, che frequenta fin da giovanissimo grazie al lavoro per la Atlantic Records che gli commissionava le fotografie per le copertine dei dischi, e molteplici ritratti ad amici e famigliari, ma anche agli sconosciuti incontrati per strada e ai lavoratori.
Un numero significativo di scatti è riservato al paesaggio americano, sia naturale che urbano, che diventa la superficie attraverso cui capire il presente. Questo viene spesso immortalato attraverso il filtro di due degli elementi più significativi dell’era dei consumi: la televisione e l’automobile, il cui abitacolo è il vero protagonista delle immagini raccolte in America by Car, pubblicato nel 2010. In mostra anche una ricerca sul nudo iniziata già alla fine degli anni Settanta, durante gli studi alla Rice University di Houston, quando fotografa anche una giovanissima, e allora sconosciuta, Madonna.