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Montanari non tiene vergogna

Vittorio Sgarbi

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Dopo avere sostenuto, promosso e difeso, in diverse sedi, un’impresentabile ciofeca, con il suo avallo esposta al Quirinale come un grande capolavoro prossimo a Leonardo, in verità una miserabile derivazione da un disegno della «Battaglia di Anghiari», non prima che seicentesco, e del valore reale, a Porta Portese, di 2mila euro (come sa bene il suo amico antiquario Fabrizio Moretti), Tomaso Montanari è andato alla carica dei Frati di Assisi e del loro storico e bravissimo restauratore, Sergio Fusetti, denunciando un danno irreparabile agli affreschi di Simone Martini, con foto taroccate del prima e del dopo restauro in prima pagina di «la Repubblica”. Un’azione criminale che gli è costata la postazione privilegiata sul giornale (oggi scrive in 45ma), giacchè quegli affreschi non sono stati toccati e l’ultimo intervento risale al 1968. Semplicemente Montanari ha sbagliato affreschi. Soltanto la malafede spiegherebbe questa squallida mascalzonata, ma è probabile che, non essendo stato in loco, Montanari si sia innamorato dello scandalo annunciato. Ora, compreso del dramma dell’umanità, tace dei rischi per Palmira e ignora la violenza alla Pieta’ Rondanini, distratta dalla collocazione dello storico allestimento Bbbpr nel Castello Sforzesco e trapiantata in modo banale su una piastra che ne consenta la visione del lato B. Silenzio. Grande scandalo invece per il trasferimento all’Expo di una tavola del Masaccio che è stata in giro per un anno nell’assoluta indifferenza di Montanari, e senza che nessuno se ne sia accorto. Naturalmente non ha mancato di firmare l’appello contro la mostra di Bologna, a Palazzo Fava, «Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice», che non ha visitato, lodatissima da Quintavalle e Arbasino. Ha sostenuto chi ha consentito l’esportazione abusiva di un Carracci. Nella sua sovrana indifferenza per i problemi reali, ha attaccato il Padiglione Eataly dove è apparsa per la prima volta dal 1942 la «Maternità» di Fausto Melotti, ha raccolto firme contro la mostra di sculture di Nicola e Giovanni Pisano, esposte per sette secoli sopra il battistero, e nascoste in un deposito nel museo chiuso dell’Opera Primaziale di Pisa, indifferente alla loro sottrazione, per più di due anni, al pubblico godimento. Si è molto animato per gli eventuali danni delle variazioni climatiche alla «Deposizione Baglioni» di Raffaello, della Galleria Borghese, intatta da più di cinque secoli. Ha ignorato lo scandalo dei 100 milioni buttati per il Palazzo Italia all’Expo. Insomma: questo è Montanari, le cui polemiche non sono legate a emergenze reali o situazioni critiche (mai una parola sulla distruzione del paesaggio con i parchi eolici e fotovoltaici), ma solo a questioni personali o antipatie in nome di un insensato manicheismo senza mai la verifica delle cose. Con inevitabili smentite, come per gli affreschi di Assisi o per le condizioni di conservazione del busto di Scipione Borghese di Bernini. Montanari non tiene vergogna, e quando è sbugiardato fa la vittima del potere. In realtà, è solo vittima della sua ignoranza.

Vittorio Sgarbi, 05 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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