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Butkara I, area sacra buddhista (III sec. a.C.-XI sec. d.C) nella valle dello Swat (Pakistan), 1958 (Museo delle Civiltà, Archivi fotografici, Sezione arte orientale, serie Centro scavi, inv. 1/149)

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Butkara I, area sacra buddhista (III sec. a.C.-XI sec. d.C) nella valle dello Swat (Pakistan), 1958 (Museo delle Civiltà, Archivi fotografici, Sezione arte orientale, serie Centro scavi, inv. 1/149)

Negli archivi dell’IsMEO: una narrazione fotografica delle relazioni culturali tra Italia e Paesi asiatici

La raccolta presso il Museo delle Civiltà racconta di scambi, ricerche, missioni scientifiche e scavi archeologici a partire dagli anni Trenta. Una storia che sta per essere restituita grazie a un progetto di catalogazione e digitalizzazione open access

Lorenzo Declich e Federica Olivotto

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Nel 1933 Giuseppe Tucci (1894-1984), insieme al filosofo Giovanni Gentile (1875-1944), fondò l’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO). Già a partire dal 1928, e fino al 1954, il celebre orientalista, tra i più eminenti studiosi delle culture dell’Asia Centrale, Meridionale e Orientale, aveva intrapreso numerosi viaggi di esplorazione nelle regioni himalayane, riportandone una ricca documentazione fotografica. Tucci, come anche numerosi altri membri dell’IsMEO, impiegò la fotografia come strumento di ricerca, raccogliendo un’imponente quantità di dati visuali destinati allo studio delle culture asiatiche, in special modo in campo archeologico. A partire dal 1956, quando l’Istituto inaugurò il suo primo scavo nella valle dello Swat, in Pakistan, gli archeologi dell’IsMEO si servirono di fotografi, oltre che di disegnatori, per documentare dettagliatamente le proprie scoperte. Nei decenni successivi il Centro studi e scavi archeologici in Asia dell’IsMEO condusse con costanza campagne in Pakistan, in Afghanistan (a Ghazni, dal 1957), in Iran (nel Sistan, dal 1959) e, successivamente, in molti altri Paesi asiatici, tra cui l’Oman, il Nepal e la Cina

A partire dal 1960, accanto all’attività di scavo, furono avviati anche programmi di conservazione, restauro e valorizzazione dei monumenti. In tutte le loro attività di ricerca i membri dell’Istituto fotografavano costantemente luoghi, palazzi, opere d’arte, oggetti di interesse storico e artistico, arricchendo di negativi e stampe l’archivio. Oggi questo fondo di inestimabile valore, che restituisce uno sguardo vivido sulle relazioni culturali e scientifiche che nel corso del Novecento hanno legato l’Italia all’Oriente, è parte della Sezione arte orientale degli Archivi fotografici del Museo delle Civiltà. La sezione conserva anche numerosi altri fondi fotografici legati alla storia e al patrimonio del Museo nazionale d’arte orientale «Giuseppe Tucci», istituito nel 1957 e confluito, dal 2017, nel nuovo polo museale nel quartiere Eur a Roma. 

Se per un verso queste fotografie raccontano un capitolo significativo della storia culturale italiana nelle sue relazioni con diversi Paesi asiatici, per l’altro rappresentano una testimonianza dello stato di conservazione, e in molti casi dell’esistenza stessa, di architetture, monumenti, oggetti d’arte che oggi, purtroppo, non esistono più o versano in precarie condizioni. Un esempio tristemente noto riguarda i Buddha di Bamiyan (in Afghanistan) distrutti dai Talebani nel 2001, il cui restauro degli inizi degli anni Sessanta è documentato nell’archivio. Un secondo esempio è relativo a templi, monasteri e opere ritratti nel corso delle spedizioni di Tucci in Tibet, oggetto di distruzione e profanazione durante la Rivoluzione culturale cinese (1966-76). Un ultimo caso concerne l’architettura lignea della valle dello Swat, in Pakistan, fotografata negli anni Ottanta dallo storico dell’arte islamica Umberto Scerrato (1928-2004), la cui tradizione si sta perdendo per l’avanzata delle costruzioni in cemento e per le devastanti alluvioni. 

Grazie alla collaborazione tra il Museo delle Civiltà e IsMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente, nel 2022 è stato avviato un ampio progetto per il riordino, la conservazione, la catalogazione e la digitalizzazione di questa ingente raccolta fotografica, che ha visto anche l’allestimento di nuovi spazi per la sua conservazione. L’iniziativa non si limita a garantire la tutela a lungo termine del fondo, ma offre uno strumento di consultazione innovativo, con la creazione di una piattaforma open access che ambisce a restituire le relazioni fra le immagini e il resto del lascito IsMEO: un «dialogo digitale» tra fotografie e documenti di altra natura, tra cui libri a stampa e manoscritti, disegni, carte geografiche, documenti d’archivio, opere d’arte e reperti di scavo, che consentirà la ricostruzione virtuale delle varie articolazioni in cui l’attività scientifica di IsMEO si è declinata per decenni. A circa tre anni dall’avvio del progetto, la piattaforma Archivi IsMEO-IsIAO è prossima alla pubblicazione. Un primo rilascio riguarderà circa 450 rullini relativi alle prime due campagne archeologiche di IsMEO in Pakistan e Afghanistan (1956-57) e una parte delle fotografie delle spedizioni himalayane di Tucci del 1933 e del 1935 (circa 1.750 fotogrammi). La piattaforma sarà costantemente arricchita con nuove digitalizzazioni, metadati sempre più accurati e un incremento progressivo di documentazione grazie all’inclusione di ulteriori fondi fotografici. Una delle principali sfide riguarda la gestione dei dati descrittivi e la loro accuratezza. Proprio per questo il progetto si avvale già di un’iniziativa della Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali (programma TAP. Tutoring e accompagnamento progetti) finalizzata allo sviluppo di strumenti informatici per la descrizione partecipata in un’ottica di Citizen Science e di crowdsourcing. Consentire ai singoli e alle comunità di contribuire attivamente alla ricerca scientifica attraverso l’uso della piattaforma è uno degli ambiziosi obiettivi del progetto.

Udegram: il «Castello» (V-XIV sec. d.C.), Valle dello Swat (Pakistan),1957 (Museo delle Civiltà, Archivi fotografici, Sezione arte orientale, serie Centro scavi, inv. 277/19)

Lorenzo Declich e Federica Olivotto, 24 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Negli archivi dell’IsMEO: una narrazione fotografica delle relazioni culturali tra Italia e Paesi asiatici | Lorenzo Declich e Federica Olivotto

Negli archivi dell’IsMEO: una narrazione fotografica delle relazioni culturali tra Italia e Paesi asiatici | Lorenzo Declich e Federica Olivotto