Il Braccio di Carlo Magno accoglierà le opere religiose dell'artista leader della Pop art americana, Andy Warhol, tra cui la serie ispirata all'Ultima Cena di Leonardo. Barbara Jatta, direttrice dei musei del Papa, ha dichiarato a «Il Giornale dell’Arte»: «Per noi è importante dialogare con l'arte contemporanea. Viviamo in un mondo di immagini e la Chiesa deve farne parte».
A maggio 2016 Barbara Jatta è stata convocata nella residenza romana del suo diretto superiore, l’arcivescovo Jean-Louis Bruguès, bibliotecario e archivista della Santa Sede. Bruguès ha detto di aver ricevuto una lettera dal Segretariato di Stato nella quale veniva informato che la Jatta era stata scelta per dirigere i Musei Vaticani, lo straordinario insieme di collezioni ed edifici, creato da diversi papi, che comprende antichità, un’enorme pinacoteca, sale decorate da Raffaello e, naturalmente la Cappella Sistina di Michelangelo. A Barbara Jatta è stato chiesto di lasciare immediatamente la Biblioteca Vaticana, dove aveva lavorato per vent’anni e dove dirigeva il Dipartimento di stampe dal 2010. Sarebbe stata per sei mesi vicedirettore di Antonio Paolucci prima di subentrare al suo posto. «Sono sbiancata, ricorda la Jatta, ero scioccata. Per me si trattava di un cambiamento radicale».
Non ci sono stati lunghi processi di selezione e nessun colloquio formale. La nuova direttrice è stata scelta tra sei candidati dal presidente e segretario generale del Governatorato vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello, e da monsignor Fernando Vérgez Alzaga. La sua nomina, la prima di una donna alla guida di questi musei, è stata studiata dietro le quinte, approvata da papa Francesco e infine presentata ufficialmente. È entrata in ruolo il primo gennaio 2017. La catena di comando è molto breve: Barbara Jatta risponde soltanto al cardinal Bertello che riferisce direttamente al papa. Non ci sono trustee, dirigenti o comitati. Quando uno dei curatori dei musei vuole acquistare un’opera d’arte, ad esempio, ne parla direttamente con la direttrice. Per gli oggetti più costosi la direttrice chiede il permesso al cardinal Bertello. Il papa, come dichiara la Jatta, talvolta viene coinvolto nelle decisioni. «Di recente abbiamo restaurato un’opera molto importante in Santa Maria Maggiore», spiega. In quel caso il progetto è stato autorizzato direttamente dal papa».
«Questi sono i musei del papa», dice Barbara Jatta, e ne riflettono le priorità, gli interessi e le ambizioni politiche. Francesco è un papa che costruisce ponti, la cui ambiziosa politica estera ha portato a un riavvicinamento con la Cina dopo decenni di rapporti interrotti in seguito alla nomina di suoi vescovi da parte del Governo cinese e al riconoscimento da parte del Vaticano di Taiwan come Stato indipendente. L’arte dei Musei Vaticani, ha detto il papa, dovrebbe servire come «strumento di pace». È questo il principio che anima l’iniziativa storica grazie alla quale, in diverse mostre che aprono a marzo, verranno esposte una quarantina di opere cinesi delle collezioni vaticane nella Città Proibita di Pechino, e una quarantina di opere dalla Cina saranno proposte nei Musei Vaticani.
Barbara Jatta dichiara di «sostenere pienamente» l’uso dell’arte dalle collezioni da lei dirette per la diplomazia culturale: «L’arte può e deve avere questo ruolo», ribadisce. Si deve a lei anche un’importante apertura verso l’arte contemporanea. I Musei Vaticani collezionano arte religiosa di artisti moderni e viventi fin dagli anni Settanta, ma ora stanno preparando una mostra che darà loro una maggiore credibilità all’interno del più ampio mondo dell’arte.
Nel 2019, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, i Musei Vaticani collaboreranno a una mostra di opere «religiose» dell’artista, tra cui quadri della serie ispirata all’«Ultima Cena» di Leonardo. La mostra si terrà nei mille metri quadrati del Braccio di Carlo Magno e a Pittsburgh. «Ci interessa molto esplorare il lato spirituale dell’artista, spiega Barbara Jatta. Per noi è importante dialogare con l’arte contemporanea. Viviamo in un mondo di immagini e la Chiesa deve far parte di questa conversazione».
La sua sfida più grande, afferma la direttrice, è «affrontare tanti compiti diversi tutti insieme». In cima all’elenco vi è la gestione dei sei milioni di visitatori annui a cui la Jatta vorrebbe imporre un numero limite, ma ha anche in programma l’apertura di un secondo ingresso per deviare il flusso verso parti meno conosciute delle collezioni. Riuscire a mantenere le opere pulite è una battaglia infinita e monumentale (come testimoniato dal volume Come si conserva un grande museo. L’esperienza dei Musei Vaticani, Edizioni Musei Vaticani-Allemandi, 2016; Ndr). Le «pulizie annuali» della Cappella Sistina sono in corso. Ogni sera per il prossimo mese 100 restauratori si occuperanno di rimuovere la polvere dagli affreschi di Michelangelo.