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Leggi i suoi articoliCome scultore, Pablo Picasso resta poco conosciuto, soprattutto negli Stati Uniti. Qui l’ultima mostra della sua produzione scultorea risale al 1967 al MoMA di New York; comprendeva 204 lavori, circa il 90% proveniente dalla collezione dell’artista. Dal 14 settembre al 7 febbraio, lo stesso museo replica con «Picasso Sculpture», una retrospettiva composta da circa 150 pezzi rappresentativi di tutta la sua produzione.
La logica curatoriale alla base della mostra è semplice, come spiega Ann Temkin, che insieme ad Anne Umland ha curato la rassegna: «Dimostrare che la scultura è un aspetto centrale dell’arte di Picasso e che negli ultimi cinquant’anni non è stata adeguatamente presentata negli Stati Uniti. La scultura ci dice molto su di lui». Di fronte alle sue sculture «è quasi come se ogni volta si osservasse l’opera di un artista diverso, precisa Anne Umland. Ogni volta Picasso si pone e risolve nuove sfide scultoree. Il suo impegno con la scultura torna periodicamente e in capitoli ben definiti».
La rassegna occupa tutto il quarto piano del museo; ogni opera ha lo spazio sufficiente per poter essere apprezzata nella sua interezza. Una cinquantina di pezzi provengono dal Musée Picasso di Parigi, insiema a prestiti, tra gli altri, dal Centre Pompidou, dalla Tate Modern di Londra e dall’Art Institute of Chicago. La Umland afferma di essere stata particolarmente sorpresa dal suo lavoro degli anni Cinquanta: «In quel decennio Picasso utilizza una vasta gamma di materiali e soggetti, dai sassolini ai grandi assemblage tenuti insieme da gesso e legno, fino alla ceramica. Osservava il mondo nei termini del suo sviluppo scultoreo».
Il MoMA sarà l’unica sede della mostra, che è corredata da un catalogo con testi dei curatori, di Virginie Perdrisot (Musée Picasso) e di Luise Mahler (MoMA).
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