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Gianni Antonio Grazioli
Leggi i suoi articoliRiguardo all’articolo pubblicato a firma della Sig.ra Tina Lepri riguardante la costruzione della chiesa dedicata alla Beata Teresa di Calcutta, mi preme segnalarvi che il quartiere Ponte di Nona sorge sì in un’estrema periferia a est di Roma ed è mal collegato con i mezzi trasporto pubblico, ma non è affatto posto degradato.
Esistono due zone che vengono erroneamente chiamate entrambe Ponte di Nona, una delle quali effettivamente «particolare», ma la zona in cui sta sorgendo la chiesa è un posto tranquillo, con due bellissimi e grandi parchi pubblici attrezzati, scuole, asili, molti bar e negozi, ufficio postale (molto ben tenuto e funzionale), banche (stranamente tantissime, almeno 6 in circa 300 m), edicole, ristoranti (quello sotto casa mia molto buono) e tanti altri servizi. La struttura architettonica dei palazzi (quasi tutti di 4 piani, massimo 6) è tutto sommato gradevole. Le case all’interno sicuramente confortevoli. La mia, acquistata nel 2003, dispone fin dall’origine di videocitofono, cablatura in fibra ottica per internet, cantina, box auto, impianto di riscaldamento autonomo e discrete finiture. Anche gli spazi condominiali non sono male c’è un giardino, curato. Gli appartamenti di più recente costruzione hanno anche l’impianto elettrico con i pannelli solari.
Non capisco perché decidere di fare questo giornalismo a sensazione, bugiardo o forse ignorante, nel senso che la Sig.ra Lepri ignora completamente la realtà di questo quartiere. Un articolo costruito a tavolino. Madre Teresa, quartiere periferico romano, Calcutta… Fatela finita.
Gianni Antonio Grazioli
Risponde l'autrice dell'articolo, Tina Lepri:
Mi colpiscono le due ultime parole della lettera del signor Grazioli: «Fatela finita». Le stesse che chiudono messaggi inviati a colleghi e comitati di quartiere che da anni descrivono la pesante situazione di tante periferie romane come Ponte di Nona. Un quartiere difficile «dove cresce l’illegalità, l’allarme sicurezza il degrado, i rifiuti tossici e l’abbandono da parte delle istituzioni» denuncia il Caop, una associazione di Ponte di Nona che assieme ad altre lavora per ottenere i servizi civili essenziali per la vita della borgata soffocata dai casermoni e carente di scuole, trasporti, biblioteche, servizi culturali e luoghi di aggregazione. P
esanti e numerose le critiche alle condizioni di vita del quartiere riprese da buona parte della stampa il 24-25 maggio 2015, dopo la manifestazione che ha attraversato, a Ponte di Nona, via Caltagirone, via Grappelli, piazza Muggia. Manifestazione organizzata, oltre che dai cittadini di Ponte di Nona, dalle delegazioni di 71 quartieri degradati di Roma. Città dove anche il centro storico è da tempo dominato dall’incuria e dall’abbandono: sporcizia, strade dissestate, monumenti abbandonati, traffico impossibile. Insomma il cuore storico della capitale è simile ai suoi quartieri «mostri» nati come funghi devastando paesaggi dell’agro romano e calpestando troppi vincoli paesaggistici e ambientali.
Roma e periferie: piegate alla speculazione edilizia dei «Re di Roma», costruttori spesso imparentati o sostenitori delle varie compagini politiche-amministrative che hanno messo in ginocchio la capitale. Quella ennesima manifestazione di cittadini, persone che vivono e soffrono i problemi dei quartiere come Ponte di Nona, chiedeva la realizzazione dei servizi- diritti sempre promessi a ogni campagna elettorale agli oltre 20mila abitanti del quartiere nato, dal 2000 al 2006, in buona parte su terreni agricoli vincolati. Alte file interminabili di cemento allineate, casermoni ma anche costruzioni con giardinetti e case più confortevoli, come quella del signor Grazioli che ha, ci tranquillizza, videocitofono, cantina, box e riscaldamento autonomo. C’è un solo ufficio postale a Ponte di Nona, c’è una baraccopoli, mancano i trasporti, aumentano i roghi tossici dei rifiuti, ma sappiamo dal signor Grazioli, che aumentano «le banche, stranamente tantissime: almeno 6 in circa 300 m».
Cordiali saluti
Tina Lepri