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Una veduta della mostra «Restituzioni 2025» a Palazzo Esposizioni Roma

Photo: Alberto Novelli

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Una veduta della mostra «Restituzioni 2025» a Palazzo Esposizioni Roma

Photo: Alberto Novelli

Progetto Restituzioni • Tutti i numeri, dal 1989 a oggi

Oltre 2.200 opere restaurate, 20 regioni coinvolte, più di 300 musei, siti e chiese restituiti al pubblico. Il programma di Intesa Sanpaolo unisce tutela e ricerca in una rete di oltre 350 laboratori e professionisti del restauro, generando impatti misurabili per istituzioni, territori e comunità

Quella di Restituzioni è una storia che si può anche raccontare attraverso i numeri. Numeri che si trasformano però in segni di tenacia, impegno e passione, spesso anche in emozione, quando interventi che a inizio lavori non fanno più di tanto sperare, restituiscono a una voce del passato una inattesa dignità e bellezza, che si credevano ormai compromesse.

Quando nasce, nel 1989 a Vicenza (in seno alla Banca Cattolica del Veneto, confluita in seguito in Intesa Sanpaolo) secondo una formula pionieristica e allo stesso tempo lungimirante di collaborazione tra pubblico e privato, le opere restaurate sono 10. Appartengono a 9 tra chiese e musei veneti e sono individuate collaborando con le 3 Soprintendenze allora competenti sul territorio. Hanno bisogno di restauro, raccontano e preservano la storia e la cultura delle comunità, saranno affidate alle «mani intelligenti» di restauratori capaci, secondo progetti individuati dagli stessi Enti pubblici. 

La mostra organizzata a conclusione dei restauri condivide con il pubblico più ampio i risultati degli interventi e si tiene nel secentesco Palazzo Leoni Montanari, che esattamente dieci anni dopo diventerà il primo museo della Banca, oggi Gallerie d’Italia-Vicenza. A fine mostra, dopo aver affidato a un piccolo catalogo il compito di ricordare ai posteri il lavoro fatto, ogni opera torna alla propria sede originaria. Una festa. 

Mantenendo costante il modus agendi, Restituzioni si consolida per qualche anno, poi, seguendo la trasformazione della Banca, comincia a estendere il proprio raggio d’azione. Amplia a poco a poco la propria dimensione geografica e conquista, dapprima gradualmente poi con più decisione, nuove Regioni; aumenta il numero delle Soprintendenze con cui collabora e, soprattutto, quello delle opere; di conseguenza, aumenta il numero dei laboratori di restauro, dei funzionari storici dell’arte e degli studiosi coinvolti nei cantieri e nei cataloghi. 

Anche la cadenza muta, facendosi da annuale a biennale/triennale (non senza qualche salto, dovuto ai motivi più vari, non ultima la pandemia da Covid-19, che, però, non lo ha fermato, piace sottolineare), così da accordare una maggiore disponibilità di tempo agli interventi di restauro più complessi.

Alla curatela scientifica di Fernando Rigon, succede quella di Carlo Bertelli, a cui si affianca in seguito Giorgio Bonsanti e più recentemente Carla Di Francesco. Un comitato scientifico caratterizzato dalla competenza e dalla autorevolezza, tanto quanto dalla passione e dal grande senso di responsabilità verso i beni culturali. Simpatia e generosità, sono doti che aggiungo con affetto, avendo l’onore di lavorarci fianco a fianco.

Le ultime 2 edizioni di Restituzioni definitivamente conquistano e confermano la copertura nazionale, raggiungendo le 20 Regioni italiane, mentre le ultime 4 rivelano la voglia di andare oltre, spingendosi in territori esteri, non solo europei, dove il Gruppo è presente. Repubblica Slovacca, Germania, Francia e Brasile accolgono Restituzioni con il restauro di opere dal Calvario di Banská Štiavnica (2016), dalla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda (2018), dal Museo Jacquemart-André di Parigi e dal Museu Nacional di Rio de Janeiro (2022). L’edizione 2025 vede una collaborazione Italia-Belgio (Soprintendenza e Arcidiocesi di Milano, Fondation Périer-d’Ieteren, Fondation Roi Baudouin e Restituzioni) per il restauro, presso l’IRPA-Institut Royal du Patrimoine Artistique di Bruxelles, del Retablo con «Adorazione dei Magi» di Jan II Borman, della chiesa dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore di Milano. 

Anche la sede della mostra segue lo sviluppo del progetto: se sino al 2008 l’esposizione si tiene in Palazzo Leoni Montanari, dal 2011 viene accolta in un susseguirsi di città e sedi museali: Palazzo Pitti e Museo di San Marco a Firenze (edizione 2011, itinerante a Firenze e Vicenza), Museo di Capodimonte e Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli (2013), Gallerie d’Italia-Piazza Scala a Milano (2016), Reggia di Venaria a Torino (2018), di nuovo la città partenopea, ad inaugurare gli spazi espositivi della rinnovata sede delle Gallerie d’Italia di Napoli (2022) e, nell’anno del Giubileo, Palazzo delle Esposizioni a Roma (2025, in corso).

Dalle 10 opere restaurate nel 1989 si giunge alle oltre 120 della XX edizione, che vede la collaborazione di 51 Enti preposti alla tutela, tra Soprintendenze, Direzioni regionali Musei nazionali, Musei autonomi, 67 Enti proprietari, tra parchi archeologici, musei pubblici o diocesani, chiese e luoghi di culto, oltre 60 laboratori di restauro capofila (senza contare i conservation scientist) e altrettanti storici dell’arte impegnati nei cantieri e nelle pubblicazioni, diventate oggi una guida alla mostra (di tono più divulgativo, cartacea) e un catalogo generale di 754 pagine (con scheda storico-artistica e relazione di restauro per ciascuna opera, consultabile online e scaricabile gratuitamente dal sito restituzioni.com), per un totale di circa 550 persone coinvolte a vario titolo e grado, più spesso con entusiasmo e dedizione.

Immutata dalla prima alla ventesima edizione è la volontà di rappresentare la varietas del patrimonio storico-artistico italiano: così le opere sono datate dall’antichità al contemporaneo, coprendo un arco cronologico di decine e decine di secoli, e appartengono alla più ampia casistica di tipologie di materiali e tecniche di realizzazione (si va dalla pittura su tela o tavola alla tecnica del mosaico o dell’affresco, dalla scultura in marmo a quella lignea e in metallo, dall’oreficeria ai manufatti tessili, in avorio o in vetro, ai disegni su carta) offrendo, per ogni edizione di Restituzioni, opportunità di confronto sulle più diverse metodologie e tecniche di restauro. A questi numeri si aggiungono poi quello delle edizioni monumentali di Restituzioni, dedicate alle opere inamovibili: 21. Il più recente: l’intervento sugli affreschi nell’abside della chiesa di Santa Maria foris portas presso il Parco Archeologico di Castelseprio (VA), tra le più importanti testimonianze dell’arte medievale italiana. Numeri che scaldano il cuore.

Silvia Foschi, 22 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Progetto Restituzioni • Tutti i numeri, dal 1989 a oggi | Silvia Foschi

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