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Alexandra Seno
Leggi i suoi articoliSi è aperta il 24 novembre, a dieci anni dall’avvio del progetto, la Galleria Nazionale di Singapore. La più grande collezione pubblica di arte moderna del Sud-Est asiatico è ospitata in due strutture dell’epoca coloniale inglese, l’ex Municipio e la Corte suprema, meticolosamente ristrutturate. Trasformare gli edifici in un museo da 5.900 mq è costato oltre 335 milioni di euro.
Per mettere in luce le connessioni tra l’arte della Regione e i movimenti internazionali il museo ha in programma una serie di collaborazioni con importanti istituzioni europee. La prossima primavera presenterà una mostra sul Modernismo organizzata in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi. Un centinaio di opere di artisti come Kandinskij e Chagall saranno messe in dialogo con la collezione d’arte di Singapore, con lavori di vari artisti tra cui il modernista filippino Galo Ocampo. A ottobre 2016 è prevista una mostra in collaborazione con la Tate Britain su «L’artista e l’impero».
Il programma inaugurale prevede anche una mostra sulla più grande collezione pubblica di opere a inchiostro del pittore cinese Wu Guanzhong, e di lavori raramente visti prima del pittore giavanese dell’Ottocento Raden Saleh e dell’artista e attivista filippino Juan Luna.
Negli ultimi vent’anni Singapore ha arricchito la sua solida collezione nazionale, ricca di 8mila pezzi, da cui attingono tutti i musei statali. La Galleria Nazionale sarà la sede principale per l’arte dal XIX secolo agli anni Ottanta del Novecento (il vicino Museo d’Arte sarà dedicato soprattutto all’arte contemporanea). Il carattere storico del museo lo rende meno esposto alla censura, in un Paese che in passato ha bloccato l’esposizione di arte contemporanea di contenuto religioso o politico.
Per ripercorrere l’evoluzione dell’arte della regione, «partiamo nel XIX secolo, un’epoca caratterizzata da autorità e angoscia, quando la gran parte del Sud-Est asiatico era una colonia, spiega Eugene Tan, direttore del museo. All’inizio del XX secolo gli artisti sono diventati più consapevoli del loro contesto e della loro identità», finché a metà Novecento «molti Paesi furono coinvolti nelle lotte per l’indipendenza».
Non è stato facile trasformare le strutture storiche in uno spazio adatto a un museo, con un controllo della temperatura e sistemi di sicurezza adeguati. I lavori sono stati finanziati per la maggior parte dal Governo, insieme ad aziende. Dopo l’annuncio nel 2005, gli architetti francesi dello studioMilou e quelli locali di Cpg Consultants erano stati incaricati del progetto nel 2008.
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