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Fabio Mangone
Leggi i suoi articoliNapoli. Dovrebbe diventare operativo entro il prossimo giugno il Comitato italiano per lo Scudo Blu, il cui statuto è stato approvato lo scorso 12 gennaio.
Già nel 1996, per iniziativa dell'Unesco e di quattro prestigiose organizzazioni non governative operanti nel settore della tutela del patrimonio culturale (Icom, Icomos, Ica, Ifla), era stato istituito il Comitato Internazionale dello Scudo Blu, ispirato alla Croce Rossa e volto a costituire una struttura assai snella, al fine di assicurare un'efficace tutela dei beni culturali in caso di conflitto, oppure di calamità naturali: quando cioè l'urgenza degli interventi, il vuoto di potere, l'eccezionaiità dei provvedimenti, e in ultima analisi la mancanza di controlli e l'assenza di competenze qualificate, rischiano di compromettere seriamente quanto resta di un patrimonio già compromesso da eventi luttuosi.
Del Comitato italiano fanno parte tra l'altro, oltre all'Unesco, anche il Ministero per gli Affari Esteri, il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Legambiente, l'Osservatorio Permanente per la Protezione dei Beni culturali in Area di Crisi istituito presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Al direttore dell'Osservatorio, Fabio Maniscalco, già ufficiale presente tra le forze italiane di pace nella ex Jugoslavia, oggi docente all'Orientale e curatore del volume La tutela del patrimonio culturale di Napoli in caso di conflitto (Massa editore, Napoli 2002) rispode ad alcune domande, anche alla luce di quanto accaduto in Iraq.
Quali sono i principali limiti della normativa attuale?
La tutela del patrimonio culturale in caso di conflitto armato è disciplinata dalla Convenzione dell 'Aia del 1954 e dal relativo Protocollo aggiuntivo. Mancano però strutture permanenti con il compito istituzionale di fornire un supporto per l'applicazione della Convenzione, così come mancano completamente sanzioni in caso di violazione delle norme. La Convenzione peraltro pone una limitata considerazione ai problemi di tutela durante i conflitti interni. Inoltre è prevista un 'obsoleta discriminazione tra i diversi beni culturali, individuando due forme di protezione, «generale» e «speciale». Sono inoltre complicate le procedure per includere un monumento nella lista dei beni culturali soggetti a protezione speciale.
Cosa c'è da attendersi dallo Scudo Blu?
Proprio perché l'Italia è una nazione a forte rischio sismico e idrogeologico, lo Scudo Blu dovrà essere in grado di coordinare le diverse attività e risorse a tutela del patrimonio culturale nazionale, ma anche internazionale, in caso di calamità o di conflitto armato.

Fabio Maniscalco
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La sua esperienza di studioso di architettura gli conferiva la rara capacità di coniugare la storia e la conservazione