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«Primavera» (1480 ca) di Sandro Botticelli, Firenze, Galleria degli Uffizi

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«Primavera» (1480 ca) di Sandro Botticelli, Firenze, Galleria degli Uffizi

Svelati i simboli botanici della «Primavera» di Botticelli

Secondo Lucia T. Tomasi, che ha identificato e schedato 40 specie di piante, si tratta del dono per un matrimonio della famiglia Medici, poi «riciclato» per le nozze di altri componenti della stessa

Beatrice Cumino

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La «Primavera» di Botticelli è una delle opere più emblematiche del Rinascimento, nota per la sua complessità simbolica e per la stratificazione di significati. Nel 1983 Mirella Levi DAncona ha dato un contributo significativo alla comprensione di questo capolavoro, ricco di elementi misteriosi che hanno stimolato numerose ipotesi, in particolare sulla simbologia botanica. Recentemente Lucia T. Tomasi ha riproposto il volume della storica dell’arte italoamericana traducendolo e contestualizzandolo nell’ambito storico e culturale del tempo. La dettagliata analisi botanica condotta dall’autrice ha permesso di fare chiarezza tra le molteplici interpretazioni del simbolismo vegetale dell’opera. Levi D’Ancona ha identificato quaranta specie di piante che riproduce con schizzi numerati accompagnati dai significati di ognuna.

L’ipotesi che ne deriva è che il dipinto sia stato commissionato per un matrimonio e l’ambientazione in un aranceto, con i suoi frutti simbolo dei Medici, fa pensare a un matrimonio mediceo. Levi D’Ancona ha ipotizzato che l’opera fosse inizialmente destinata a Giuliano deMedici e Fioretta Gorini, ma che venne successivamente adattata per il matrimonio tra Lorenzo di Pierfrancesco deMedici e Semiramide Appiani nel 1482, dopo la morte di Giuliano nel 1478 durante la congiura dei Pazzi.

La figura centrale delle tre Grazie, Talia, l’unica ancora nubile, guarda Mercurio, impegnato nella contemplazione divina, identificato come lo sposo dalle foglie di alloro. Tra di loro un giglio, che simboleggia l’affinamento dell’intelletto nella ricerca delle cose eterne, l’euforbia e l’antirrino; l’autrice legge un messaggio per chi li contempla: «Guarda attentamente, affina la mente, vedi la luce».

Venere, al centro della scena, è identificata dal mirto, pianta sacra alla dea, e dalle fiamme d’amore che adornano il suo vestito. Sopra di lei, Cupido, attributo della dea, simboleggia l’amore attraverso le sue frecce e indica il corretto ordine di lettura della composizione. La posizione centrale della dea rafforza l’ipotesi del dipinto come dono di nozze e suggerisce la data del matrimonio: Venere governa il segno zodiacale del Toro, il pianeta del mese di maggio in cui avvennero le nozze di Lorenzo di Pierfrancesco, ed è la dea del venerdì, giorno in cui si svolsero. Il suo manto rosso è decorato con croci intessute che rimandano anch’esse al venerdì, giorno della crocifissione di Cristo.

Sulla destra, l’«Amor ferinus», metaforicamente rappresentato dallo stupro di Cloris, dalla cui bocca escono rose di primavera, da parte di Zefiro, dietro di lei. Flora, tra le figure la più riconoscibile, dea dei fiori e del matrimonio, indossa un vestito bianco adornato di garofani (fiore del matrimonio), fiordalisi (attributo della sposa felice), fragole (seduzione e piacere sensuale), sparge rose (amore trionfante) e porta una corona di pervinche (vincolo matrimoniale) e myosotis (ricordo).

Venere divide i due livelli della composizione secondo l’interpretazione ficiniana dell’amore, governando sia l’amore terreno, sia quello divino. Il simbolismo vegetale varia tra le diverse aree del dipinto, preparando lo spettatore al passaggio dell’amore tra gli uomini all’amore tra l’uomo e Dio: l’amore del matrimonio (garofano) è temporaneo se paragonato all’Amore Divino (lino, garofano, aster).

La Primavera va letta quindi da destra verso sinistra per dare a Mercurio la posizione di chiusura: la Grazia centrale lo guarda infiammata da Cupido, rappresentando il tipo di amore inferiore che si accende con la contemplazione dell’oggetto del proprio amore. Ugualmente, l’Amore divino si accende con la contemplazione celeste volgendo necessariamente le spalle alle cose terrene e guardando in alto verso le cose divine.

La Primavera di Botticelli. Un’interpretazione botanica 
di Mirella Levi d’Ancona, 93 pp., ill. col., Olsckhi Firenze, 2024, € 20

La copertina del volume

Beatrice Cumino, 01 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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