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Stefano Cagol, «the Fate of Energy», 2002

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Stefano Cagol, «the Fate of Energy», 2002

Trento, Stefano Cagol e l'arte come depistaggio cognitivo

Trento, Stefano Cagol e l'arte come depistaggio cognitivo

Allegra Baggio Corradi

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Trento. La mostra «Works 1995|2015», visitabile fino al 12 giugno, celebra vent’anni di carriera di Stefano Cagol sviluppando un’indagine cronologica dell’attività dell’artista.
Il Mart Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto nel 2000 gli dedicava la sua prima personale museale, nell’allora sede di Palazzo delle Albere, ora la Galleria Civica, sotto l’egida dello stesso museo, decide di ripercorrere i punti salienti del suo percorso ancora in pieno svolgimento.

I curatori di «Works 1995|2015», Margherita de Pilati e Denis Isaia, hanno indicato le due polarità temporali della carriera di Cagol marcandone un inizio e un punto di vicinanza al presente. L’esposizione si suddivide in tre sezioni che corrispondono ad altrettanti stadi della ricerca di Cagol. Il flusso creativo dell’artista è così immesso attraverso il percorso espositivo, all’interno di una metafora mediatica che racchiude episodi di vita durati anni all’interno di spazi museali circoscritti al qui e ora.

La mostra inizia con «Monito», un montaggio di esplosioni atomiche estrapolate da sequenze video trasmesse in televisione e prosegue con le immagini speculari della serie «Horizon» che al volgere del ventunesimo secolo, catturavano già l’ambivalenza politica ed economica dell’immediato avvenire attraverso test criptopsicologici annidati tra le stelle e strisce della bandiera americana.

La seconda fase del percorso prosegue attraverso i viaggi fisici e mentali di Cagol attraverso l’America, l’Asia e l’Europa. Il periodo giapponese di Cagol propone in particolare, una lettura del contesto urbano mediata da riprese immersive nel flusso umano attraverso la città. Tokyo diventa così un microcosmo marino entro il quale galleggiano passanti-ombra che fluttuano lasciando dietro di sé una scia blu di vita.

Attraversando l’ice monolith, opera ecologica elaborata per la sua partecipazione alla 55. Biennale di Venezia con il Padiglione Maldive, la mostra si conclude con «The Body of Energy», indagine di Cagol sulle potenzialità creative dell’energia. Le opere in questa sezione sono manifestazioni visibili delle constanti confluenze vitali che permangono nella sfera dell’invisibile. Attraverso video e mappe digitali l’artista registra il passaggio umano nel mondo, tentando di cristallizzarne gli effetti e raccoglierne i residui.

«Works 1995|2015» racchiude le forme dell’essere artista che Stefano Cagol sviluppa attraverso linguaggi sperimentali che riflettono la mutevole sintassi dell’avvicendarsi di continui presenti. Frammenti privi di consequenzialità, anti-narrazioni, fotografie, realtà e consunzioni delle stesse, sovra-stimolazioni mediatiche. Quella di Cagol è «un’estetica attivista» come l’ha definita Jeni Fulton nel puntuale catalogo che accompagna la mostra. Un’entropia che evoca e provoca, depista e ironizza. Un artista itinerante che trasforma l’immaterialità dei processi cognitivi in immagini emotive in bilico tra soggettività e universalità.

Sempre a Trento, in contemporanea lo Studio d’Arte Raffaelli espone Cagol con la mostra «Partendo da Basilea» (fino al 5 giugno). Il percorso espositivo si intreccia idealmente con quello della Galleria Civica di Trento, infatti è del 1996 la prima collaborazione con lo Studio Raffaelli, che esponeva una sua installazione video, significativamente selezionata per una mostra curatoriale ad Art Basel: «Video forum».
 

Stefano Cagol, «the Fate of Energy», 2002

Veduta della mostra alla Galleria Civica con «Entropia», foto, 1997, collezione privata e «Monito», video, 1995

Stefano Cagol, «Evoke Provoke», 2011. Veduta della mostra alla Galleria Civica con “Evoke Provoke”, video, 2011 e “Parallel Convergences. Tridentum”, installazione, 2011

Stefano Cagol, «The Body of Energy», video, 2014. Collezione MA*GA

Stefano Cagol, «Veduta della mostra alla Galleria Civica con «The Cow Lola», installazione, 2009, Ansammlung Lebengerg Tyrol

Stefano Cagol, «The Ice Monolith» (2013) e «The Body of Energy» (2015). Veduta della mostra alla Galleria Civica con «The Ice Monolith», wall paper, 2013 e «The Body of Energy», fotografia, 2015

Stefano Cagol, «C», installazione permanente via Ventura Milano, 2012

Stefano Cagol, B-Day, performance. Biennale di Ename, 2011

Stefano Cagol, «Evoke Provoke», Chiesa di San Gallo, Biennale, 2011. Veduta della mostra “Stefano Cagol. Concilio” alla Chiesa di San Gallo, evento collaterale della 54. Biennale di Venezia, con “Evoke Provoke”, video, 2011. Collezione Museion

Stefano Cagol, Veduta dell’ingresso della Galleria Civica con l’installazione «W», 2009

Stefano Cagol, «Stars and Stripes- Redouble», 2013

Stefano Cagol, «The Body of Energy. MAXXI», fotografia, 2015

Stefano Cagol, «The Ice Monolith», installazione per il Padiglione Maldive alla 55. Biennale di Venezia, 2013

Stefano Cagol, «The new God», installazione, 1995

Stefano Cagol, «The End of the Border», lightbox, 2013, collezione privata

Allegra Baggio Corradi, 22 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

Trento, Stefano Cagol e l'arte come depistaggio cognitivo | Allegra Baggio Corradi

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