Nel maggio 1961 il ventitreenne Robert Smithson scrive al gallerista George Lester, con il quale ha combinato una personale a tema religioso nell’estate a Roma: «I dipinti che le invio rappresentano la mia crisi spirituale. (...) Da quella disperazione sono emerse icone assolute di Vita e di Morte. Icone infuse di quel sentimento che si può ritrovare nel sacrificio umano degli aztechi, nelle visioni dei mistici spagnoli e nel martirio della Chiesa delle origini. Su sfondi di spazio morto e prive di tempo, ho dipinto icone che sanguinano da ogni pennellata».
Quella fase tormentata di ricerca del giovane neofita avrà una svolta decisiva durante il soggiorno a Roma in occasione della mostra. «A Roma Smithson approfondisce la storia dell’Occidente, in particolare ciò che descrive come “arte bizantina”, le idee di archetipo, mito e antropomorfismo, e quella che definisce la “facciata del cattolicesimo”, spiega Luca Lo Pinto, direttore del Macro. Come scrive nel 1972, l’artista è sempre stato affascinato dalla natura archetipica del mondo».
Fino al 21 maggio proprio al Macro una ventina di opere realizzate da Smithson tra il 1960 e il ’64 si focalizzano su una fase cruciale della ricerca di uno dei maggiori esponenti della Land art, seppure considerata dallo stesso artista di «transizione» e di «sviluppo». Le opere allestite insieme a pensieri dell’autore rivelano una delle radici della sua ricerca successiva, che comprende il famoso «Spiral Jetty» nel Great Salt Lake (Utah), concepito in relazione alla rotazione solare e con un senso immenso dello spazio e del tempo. Inoltre la visione del giovane Smithson crea un ponte con artisti come Pollock, perché è convinto che le loro composizioni astratte celino un «immaginario iconico».
In mostra immagini del volto del Cristo e del martirio, fino a scene tra il religioso e il «mondano» frutto di un’estrema libertà di immaginazione e di pensiero con cui l’autore scandaglia il proprio mondo interiore, dove si scontra con il mistero della vita e della morte, fino a superare la condizione di stallo. Tra le opere esposte spicca la capacità di sperimentazione che si ravvisa nel volto della Madonna (1962), velato da una luminosa scialbatura gialla che lo trasforma in una lontana ed enigmatica apparizione, mentre l’aureola grigiastra lo circonda di una materica sedimentazione di vernice mescolata ad altre materie, in cui si accumulano e affondano oggetti di scarto (forse implicita critica alla società dei consumi).