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Un piccolo museo di 10 anni

Michele Roda

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Una cittadina di confine. Una piccola realtà culturale. Una direttrice, Nicoletta Ossana Cavadini, che racconta l’esperienza come un’azione glocal: «Puntiamo a rafforzare l’identità del luogo, ma sviluppando relazioni internazionali». Il Centro Culturale Chiasso celebra i 10 anni del m.a.x. museo e dello SpazioOfficina con una mostra dedicata allo spazio urbano che lo ospita. L’esposizione «Trasformazione in area» (catalogo Skira) ripercorre con un allestimento minimale (in prevalenza foto di grande formato) lo sviluppo del luogo. «Una storia, ricorda Cavadini, curatrice insieme agli architetti Pia Durisch e Aldo Nolli, che parte negli anni ’90 quando, cambiate le condizioni economiche, il Comune di Chiasso punta sulla cultura come rinnovato fattore di scambio». Nel 2001 viene ristrutturato e riaperto il CinemaTeatro (nell’edificio storico degli Anni Trenta). Negli stessi mesi un operatore privato (la Fondazione dedicata al designer svizzero Max Huber) trova un accordo con il Comune di Chiasso per la costruzione ex novo di un piccolo edificio destinato a mostre temporanee con l’obiettivo di promuovere l’arte visiva. Negli stessi mesi viene ristrutturato l’attiguo ex Garage Martinelli, che diventa lo SpazioOfficina, per attività più sperimentali. Nasce così (è il novembre del 2005) un polo culturale la cui prima fase si chiude nel 2010 con il ridimensionamento del ruolo della Fondazione. Il Comune sceglie come nuova direttrice del m.a.x. museo Nicoletta Ossana Cavadini che individua gli obiettivi della sua gestione: sistema a rete con istituzioni culturali svizzere e internazionali, comitato scientifico di alto livello, iscrizione all’Icom. Nei 5 anni del nuovo corso sono state organizzate, nel solo m.a.x. museo, 17 mostre, 3 ogni anno: «Ne dedichiamo una a un maestro del XX secolo, con attenzione al suo contributo nella comunicazione visiva. Un’altra a indagare i temi della grafica storica. Una terza al graphic design. Mentre nello SpazioOfficina ospitiamo attività su temi contemporanei, spesso legati al territorio». Oltre a «Trasformazione in area» (chiude il 19 luglio), fino al 30 agosto è visitabile «Daniel Spoerri. Eat Art in transformation». «In un raggio di 70 km vivono 10 milioni di persone, conclude Cavadini. Ci rivolgiamo a questo pubblico, il 60% dei nostri visitatori è svizzero, gli altri sono italiani. Facciamo una cultura che unisce l’identità svizzera con la grandezza italiana». 


Michele Roda, 20 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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