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Daria Borghese
Leggi i suoi articoliIl brano che segue è tratto dal saggio di Daria Borghese «La storia di Palazzo Colonna» pubblicato nel libro Palazzo Colonna. Immagini nel Tempo corredato da fotografie di Massimo Listri (Umberto Allemandi & C.). Giunto alla quarta ristampa, sarà disponibile in libreria dalla prossima estate
«Il vasto Palazzo Colonna compensa la scarsa appariscenza dell’esterno colla magnifica scalinata che si trova all’interno, coi ricchi mobili, il giardino d’aranci, e soprattutto la superba galleria, forse più bella di quella di Versailles, e piena di quadri deliziosi. È sorretta da sterminate colonne di marmo giallo antico, le quali, dividendola formano due saloni alle estremità; la galleria del re è più lunga e più ornata, ma questa è più augusta. È una cosa molto notevole e che non ha quasi uguali neppure a Roma; il soffitto raffigura le vittorie di don Giovanni d’Austria e del principe Colonna, comandante dell’armata cattolica, alla battaglia di Lepanto; le mura sono adorne di un gran numero di quadri di pregio (...)»: naturale nel Settecento, per Charles de Brosses, erudito di eccezione, archeologo, geografo, linguista, oltreché presidente della magistratura di Borgogna, paragonare a Versailles Palazzo Colonna, il più sontuoso, imponente e regale dei palazzi romani.
Come in una scenografia barocca, le emozioni del visitatore di oggi, come di quello di ieri, vengono accresciute dall’effetto sorpresa: la ricchezza degli interni, una lunga infilata di saloni colmi di opere d’arte che finisce, come fosse un percorso incantato, nella splendida galleria, non è immaginabile osservando i sobri e austeri prospetti delle facciate esterne.
Il Palazzo, che ha ispirato tante residenze nobiliari in Italia e perfino palazzi reali in Europa, è un preziosissimo palinsesto formatosi nei secoli sulle rovine dell’antico tempio di Serapide per merito soprattutto dei Colonna. (...)
I Colonna sono una delle più antiche famiglie dell’aristocrazia romana. Un documento menziona un Petrus de Columpna, «Signore della Colonna, di Palestrina e di Zagarolo» vissuto a cavallo tra l’XI e il XII secolo. Dal citato documento si apprende che Petrus è originario di Castello Colonna, piccolo centro urbano nei Colli Albani, presso l’attuale Colonna. Da questa località di origine, la famiglia prenderà il nome e anche l’emblema costituito da una colonna dal fusto in argento con base e capitello in oro su fondo rosso.
Non appena installati a Roma, i Colonna occupano posizioni di rilievo nell’élite della vita cittadina e divengono ben presto uomini d’arme e di potere, senatori e cardinali: ruoli fondamentali dato il carattere particolare della leadership dell’Urbe dell’ultimo periodo del Basso Medioevo, drammaticamente contesa tra Papato e grandi famiglie baronali.
Il documento più antico, in cui si fa riferimento a un terreno di proprietà Colonna nell’area geografica attualmente occupata dal Palazzo, risale al 1252. (...) Nel Seicento, con Filippo I (...), che primeggia sulle scene romane per fasto e opulenza, (...) il Palazzo ai Santi Apostoli, che fino a quel momento aveva conservato il carattere di fortezza medievale, inizia quella metamorfosi che lo trasformerà in una vera e propria residenza urbana. (...) Alla morte di Filippo, nel 1639, la guida della politica artistica della famiglia Colonna passa al figlio cardinale Girolamo I (1604-66). (...) Sensibile e illuminato mecenate, considerato il vero fondatore della raccolta Colonna, Girolamo si circonda di artisti, di musicisti, di letterati e promuove l’installazione di un teatro all’interno del Palazzo romano; non a caso Giovanni Baglione gli dedica le Vite de’ Pittori, Scultori ed Architetti, edito a Roma nel 1642. Continua l’opera di rinnovamento del Palazzo intrapresa dal padre Filippo e incarica Antonio del Grande, l’architetto al servizio della famiglia in questi anni, di ristrutturare il fabbricato su via della Pilotta nel quale abita dal 1643, nonché di abbellire il piccolo cortile, detto dei Pavoni, sul quale il fabbricato affaccia, con una loggia destinata a ospitare statue antiche. Numerosi sono i lavori promossi da Girolamo anche all’interno del Palazzo; tra questi si ricorda l’enorme rilievo antico, raffigurante una testa di Medusa, fatto posizionare nel 1652 nel vano dove si trova l’ingresso ai due appartamenti nobili del primo piano, punto d’incontro tra la palazzina Bessarione e il fabbricato di Martino V. Mostrando di credere alla notizia, riportata da numerose guide dell’epoca, che sotto il Palazzo Colonna si trovasse la Domus neroniana, (...) Girolamo, lusingato dalla possibile sovrapposizione degli edifici, presenta il suo Palazzo come una nuova Domus Aurea, che però, a differenza dell’antica, non potrebbe ospitare Nerone.
(...) Lorenzo Onofrio (1637-89), nipote del cardinale Girolamo I, gli subentra alla guida della famiglia, portando l’energia e l’entusiasmo di una nuova e non comune personalità. Figlio di Marcantonio V, connestabile dal 1659, Lorenzo Onofrio intraprende l’opera più spettacolare dell’intero Palazzo, la Galleria: «meraviglia non solo di Roma, ma anco dell’Italia». (...) La Galleria di Palazzo Colonna viene riempita di preziose opere d’arte (...) e viene destinata a ospitare le molte funzioni rappresentative, sociali, politiche e mondane che l’antico Casato romano deve assolvere di continuo. (...) Lorenzo Onofrio è il primo principe Colonna a non essere cresciuto nella disciplina delle armi e a non praticarla; ha una vasta cultura, la sua ricca biblioteca contiene testi di politica, di storia, ma anche di filosofia e di arte; egli stesso si occupa, da vero principe moderno, di arti, lettere, teatro e musica. In obbedienza al desiderio della Casata di ampliare le proprie relazioni internazionali, egli sposa nel 1661 Maria Mancini (1639-1715), celebre «preziosa» alla corte francese. «La plus folle, et toutefois la meilleure» tra le nipoti del cardinale Giulio Mazzarino, scrive di lei Saint-Simon: si mormora che Maria sia la favorita di Luigi XIV. (...) L’esuberante consorte del connestabile, con la scintillante verve della sua personalità e con l’inesauribile voglia di divertimento, imprime negli anni romani una svolta nelle abitudini dell’alta società capitolina; influenza perfino gli abbigliamenti del bel mondo, improvvisamente diventati tutti più osé, per l’appunto «alla francese». La coppia trasforma Palazzo Colonna nel punto nevralgico della vita mondana nell’Urbe: feste, spettacoli, veglie, giochi, galanterie, di tutto e di più. (...) Nella Roma del Seicento, dove l’ostentazione del potere in termini di prestigio, di lusso e di privilegi concessi e-o negati è fondamentale, il connestabile Colonna affiderà alla Galleria il compito di illustrare, quasi rivendicare, il proprio status di principe sovrano, del quale è profondamente consapevole.
La Galleria, progettata da Antonio del Grande a partire dal 1661, è la parte centrale; ovverosia la Sala Grande, il maggiore dei tre ambienti di cui la Galleria Colonna si compone. (...) La nuova concezione architettonica e spaziale della Galleria, forse suggerita da Gian Lorenzo Bernini convocato a Palazzo Colonna proprio nell’estate del 1674, esprime la superiorità della famiglia Colonna su tutte le altre famiglie nobili romane. (...) La Galleria, rimasta nel tempo identica nel suo splendore, sorprende e incanta il visitatore di oggi come di allora, con gli incredibili arredi, le grandi specchiere, i monumentali tavoli parietali, i due massicci scrigni in legno di sandalo e pietre preziose l’uno, in ebano e avorio l’altro. Rientra nell’armonia dell’insieme persino la palla di cannone che, sparata dal Gianicolo nel 1849 durante la difesa da parte di Garibaldi della Repubblica Romana assediata dai Francesi, entra attraverso una finestra del Palazzo e va a incastrarsi in uno degli scalini di marmo che dalla Sala Grande portano alla Sala della Colonna Bellica. (...)