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Vampiri e non vampiri
Vampiri e non vampiri
- Giuliano Sferati
- 15 febbraio 2016
- 00’minuti di lettura
Giuliano Sferati
Leggi i suoi articoliSono un lettore del vostro giornale da tempo. A proposito dell’articolo «Ci meritiamo mostre così?», e non solo in questo caso, mi infastidisce la spocchia con la quale giudicate le mostre di Linea d’Ombra, quasi che riuscire a fare del business con le mostre costituisca un grave peccato o che diventi un insulto alla «cultura», come la intede qualcuno di voi.
Sono un assiduo frequentatore di mostre d’arte e, tra le altre, ho quasi sempre inserito nei miei programmi la visita alle mostre di Goldin a partire da quelle alla Marca Trevigiana di Treviso. Ho sempre frequentato le mostre con un cospicuo numero di amici, spesso senza particolari interessi e conoscenze verso l’arte e la pittura in particolare.
Ebbene, le mostre di Goldin sono state un importante supporto «didattico» per queste persone che poi sono state in grado di approcciare mostre più impegnative di artisti di più difficile lettura. Mi fa sorridere il giudizio di Giovanni C.F. Villa quando parla di un modello «vampirizzante» che porta gente ma impoverisce il territorio.
A parte che è di difficile interpretazione questa frase dove c’è una contraddizione in termini: se porta gente come fa ad impoverire il territorio?
Un esempio: in occasione della prima mostra alla Basilica Palladiana («Verso Monet») ho come al solito portato il mio gruppo a Vicenza. Nell’occasione abbiamo effettuato una visita guidata della città, la visita ai principali monumenti e siti museali di Vicenza, abbiamo pernottato e consumato tre pasti in città: come abbiamo impoverito il territorio, anche dal punto di vista culturale?
Circa poi le mostre curate dal nostro alle Scuderie del Quirinale (tra l’altro tutte visitate) dove starebbe l’arricchimento del territorio? Il successo delle mostre di Bergamo, Conegliano hanno portato lo stesso indotto delle mostre di Goldin (chiedere agli amministratori locali), quindi dove sta l’abissale differenza? Sarei molto più prudente nei giudizi e soprattutto più obiettivo e meno «invidioso» nei confronti di chi è stato ed è ancora un efficace divulgatore di cultura anche se, volendo, un po’ nazional popolare, ma comunque in grado di farsi accettare anche da neofiti e da allergici alle mostre. Perchè poi questi signori vanno a visitare anche le mostre del signor Villa. E non è cosa da poco!
Ed a proposito di giudizi, mi piace citare quello degli esperti che hanno espresso il loro circa le mostre del 2015: leggere quelli a proposito di quella su «La grande madre» di Palazzo Reale a Milano: per alcuni la peggiore per altri al migliore.
Quindi prudenza nei giudizi.
Giuliano Sferati, Lainate (MI)