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«Lamento di Cristo» di Giovanni Battista Beinaschi

Cortesia di Van Ham Kunstauktionen GmbH & Co. KG

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«Lamento di Cristo» di Giovanni Battista Beinaschi

Cortesia di Van Ham Kunstauktionen GmbH & Co. KG

Van Ham mette all’asta la collezione dello storico dell’arte Erich Schleier (1934-2023)

Che cosa aggiunge al profilo dello studioso l’analisi della sua raccolta? La parola all’esperto Alessandro Morandotti

Alessandro Morandotti

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La collezione di Erich Schleier

Le collezioni degli storici dell’arte sono una spia sempre interessante delle loro passioni e uno specchio del loro metodo di lavoro; possono restituire in perfetto contrappunto i temi delle loro ricerche, o invece divagare per la curiosità di inseguire vicende della storia dell’arte diverse rispetto a quelle da loro esplorate. Senza dimenticare la dittatura del budget. Alcuni casi celebri sono ben noti e tutti ricordiamo la qualità delle scelte di Roberto Longhi e di Denis Mahon, perfettamente allineate ai loro studi; Guercino e l’ideale classico bolognese nel caso di Mahon, con qualche rara incursione nel barocco romano e napoletano, panorami più ampi invece nel caso di Longhi, grande esploratore della storia dell’arte italiana ed europea dal Medioevo al Novecento come ci racconta bene la sua raccolta ancora oggi conservata intatta alla Villa Il Tasso, nelle colline sopra Firenze, piena di capolavori di quei secoli.

Diverso è il caso, pensando sempre al Novecento, della raccolta di Federico Zeri, molto ricca e variegata, ma in molti casi estranea agli stretti interessi di studio del grande conoscitore, tra collezioni epigrafiche e di frammenti antichi, raccolte di scultura dal Rinascimento all’Ottocento, pittura manierista e barocca italiana ed europea e molto altro ancora. Sono episodi molto alti, non facilmente replicabili, e il disvelamento di quella che sembrerebbe essere la raccolta di lavoro di Erich Schleier (1934-2023), grande studioso dell’arte italiana del Seicento scomparso da poco, ora in vendita alla casa d’aste Van Ham di Colonia (17 maggio) ce lo conferma. Se si pensa al profilo di quel grande conoscitore, a cui gli studi sulla pittura del Seicento italiano devono molto, i circa sessanta dipinti e soprattutto disegni ora all’incanto, anche se spesso opere singolari, non sembrano all’altezza del loro proprietario.

Certo vediamo lì riflessi, con esemplari anche di primo piano, alcuni temi dei suoi studi: il disegno di mani di Giovanni Lanfranco (per una figura di San Paolo dipinta ad affresco a Napoli, nella Certosa di San Martino) è un documento importante della produzione grafica dell’artista a cui Schleier ha dedicato una vita di studi, così come i dipinti di Girolamo Troppa o di Giovanni Battista Beinaschi. Maestri questi ultimi non troppo di moda, comprimari più che protagonisti, ai quali Schleier ha destinato indagini di primo piano anche se non sono i nomi che il mercato ripete a memoria di questi tempi.

La raccolta dei disegni è più selezionata rispetto a quella dei dipinti, con prove di scuola romana (Stefano Pozzi, Giuseppe Bottani, Carlo Marchionni), emiliana (Giuseppe Maria Crespi, Giuseppe Varotti) e genovese (tra l’altro un Domenico Piola spettacolare sebbene in precario stato di conservazione con una invenzione decorativa per la chiesa di San Luca a Genova). Schleier continuerà ad essere ricordato per i suoi studi più che per la sua raccolta ora in vendita a Colonia, ma certo se potesse lui stesso raccontarci il valore di quelle opere allestite in casa durante la sua lunga vita, forse anche con l’ausilio della moglie Mary Newcome Schleier ai cui interessi di studio si legano i disegni di scuola genovese ora in vendita, tutto assumerebbe un’aria diversa e riusciremmo così a ricostruire un diario personale di incontri con persone ed opere in Italia e in Europa. È questo che un poco manca oggi in questo catalogo di vendita: l’anima dell’ultimo possessore.

Alessandro Morandotti, 15 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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