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Pierre-Auguste Renoir, «I Grands Boulevards», 1875, olio su tela, 52.1 x 63.5 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Henry P. McIlhenny in memoria di Frances P. McIlhenny, 1986

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Pierre-Auguste Renoir, «I Grands Boulevards», 1875, olio su tela, 52.1 x 63.5 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Henry P. McIlhenny in memoria di Frances P. McIlhenny, 1986

A Milano per un viaggio nel collezionismo americano tra Otto e Novecento

A Milano per un viaggio nel collezionismo americano tra Otto e Novecento

Dalia Gallico

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Quale appassionato d'arte non sogna di fare un viaggio tra l'Ottocento e il Novecento, attraverso i più affascinanti rappresentanti dell'arte moderna, per «scuotere dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti giorni» come dichiarava Pablo Picasso?

Milano fino al 2 settembre offre l'opportunità di compiere tale percorso grazie alla mostra «Impressionismo e Avanguardie» allestita nelle sale di Palazzo Reale, vero e proprio connubio tra arte e collezionismo americano. Un'inedita esposizione di opere nata come terzo appuntamento nel programma «Musei del Mondo a Palazzo Reale», inaugurato nel 2015, che evidenzia l'intensa collaborazione intrapresa da Palazzo Reale con oltre cinquecento musei sparsi nel mondo.

La mostra è organizzata intorno a 50 capolavori messi a disposizione dal Philadelphia Museum of Art, aperto nel 1877 e noto per essere stato uno tra i primissimi musei americani a esporre pitture impressioniste, quando ancora in patria erano considerate «imbrattature di tele» e ricco oggi di una collezione di ben 240mila opere, rappresentative di oltre duemila anni di produzione artistica. Filadelfia, d'altro canto, fu nella metà dell'Ottocento la capitale del collezionismo privato statunitense, i cui capitani d'industria e di commercio acquistavano dai maestri europei inestimabili opere, componendone ricche collezioni per poi donarle al museo della città americana, dove oggi si trovano radunate.

Per la prima volta esposti in Italia si possono così ammirare alcuni tra i più importanti e sperimentali capolavori di arte moderna di Cézanne, Van Gogh, Braque, Kandinskij, Chagall, Picasso, Dalí, Miró, scelti e organizzati dai due curatori americani, Jennifer Thompson e Matthew Affron, conservatori del Philadelphia Museum of Art, con la consulenza scientifica di Stefano Zuffi. Non sono presenti solo opere pittoriche, ma anche sculture quali il «Bacio» di Constantin Brancusi, il «Giullare» in bronzo di Pablo Picasso, fino all'«Atleta» di Auguste Rodin.

Duplice la finalità e la struttura del percorso della mostra, che da un lato vuole evidenziare il rapporto tra gli artisti e il mondo dei collezionisti e contemporaneamente dare un ordine cronologico ai capolavori esposti, che coprono un arco di tempo che va dalla seconda metà dell'Ottocento al primo ventennio del Novecento. Lo spazio è così organizzato su due livelli, in cui ambienti di approfondimento di alcuni temi portanti della narrazione si alternano ad ambienti dedicati alla storia dei principali collezionisti del museo di Filadelfia: da Alexander Cassatt (fratello della pittrice Mary), capo della Pennsylvania Railroad, che per primo acquistò opere di Manet, Monet, Degas e Pissaro contagiando con la sua passione altri collezionisti come Frank Graham Thompson, a Samuel Stockton White III, culturista pluripremiato, a cui la mostra dedica una stanza al centro della quale troneggia la scultura di Rodin a cui lui fece da modello, alla collezione dei coniugi Arensberg, pietra miliare dell'arte del Novecento, con i capolavori di Picasso, Matisse, Georges Braque, attraverso Albert Gallatin, che creò due anni prima del MoMA la prima collezione pubblica americana di arte moderna, per finire con le collezioni di Louis Stern, ricche di opere di Renoir, Cézanne e Bonnard e dei maestri della scuola di Parigi, come Chagall e Soutine, che vanno a occupare un'altra ampia stanza della sede milanese.

Significativo lo spazio dedicato alla figura femminile, attraverso la presenza delle opere di tre artiste: Mary Cassatt, Berthe Morisot e Marie Laurencin. A rendere omaggio al ruolo femminile, sia nell'arte come nel collezionismo, vi è inoltre il fatto che la mostra si apre proprio con una tela di Mary Cassatt, «Donna con collana di perle in un palchetto».
Amica di Degas e di altri pittori impressionisti, Mary Cassatt fu d'altro canto l'unica artista americana a esporre con gli impressionisti. Legata da amicizia a Degas fu anche Berthe Morisot, la più illustre tra le pittrici del tempo, cognata di Manet, di cui si può ammirare in mostra la tela «Ritratto di bambino». Mentre della cerchia di pittori e artisti che ruotavano intorno a Picasso alla vigilia della prima guerra mondiale fa parte Marie Laurencin, denominata la «Dame du Cubisme», di cui in mostra si può ammirare la tela «Ninfa e cerva», nella quale emerge la sua adesione al Cubismo.
Non poteva mancare una stanza dedicata ai paesaggi e alla natura «en plein air», giacché l'Impressionismo, che ha come principale mezzo espressivo la luce e il colore, nasce proprio nel rapporto diretto tra pittura e natura e dalla decisione di dipingere «dal vivo» la natura portando il cavalletto fuori dagli atelier, all'aria aperta, e questo grazie anche all'innovazione dei colori nel tubetto. Si possono così ammirare i paesaggi di Cézanne e la loro evoluzione verso il Cubismo, o quelli fedelmente impressionistici di Monet, come «La nebbia del mattino», accanto alle imprendibili scene di vita cittadina di Pissarro con «La fiera in un pomeriggio di sole, Dieppe» e Renoir con «I grands boulevards».

Uno spazio a sé è riservato ai ritratti, tra cui emergono i volti famigliari di Cézanne, ricchi di nuove soluzioni di luce e di composizione, accanto a due ritratti della famiglia del postino Roulin, di Van Gogh, dove i colori complementari blu e giallo, verde e rosso si danno risalto a vicenda, legando i dipinti tra di loro.
Si rimane poi piacevolmente meravigliati davanti al faccia a faccia» delle nature morte di Gauguin e di Van Gogh, apparentemente così diverse tra di loro, ma emblematiche del desiderio di superare il momento della sensazione istantanea (presente tra gli impressionisti a partire dal 1880, quando il gruppo perde di compattezza) per cercare un'espressione più profonda e personale, meno legata all'osservazione della realtà. I dipinti sono accostati anche per ricordare il breve rapporto di convivenza e di conflitto tra i due pittori, dai caratteri tanto originali e autonomi.

La mostra prosegue attraverso un percorso verso le avanguardie, passando dalle esperienze parigine di Henri Rousseau, con la tela «Una sera di carnevale», evocativa nella sua immediatezza di uno stupore innocente, a Chagall, che commemora la sua prima notte di nozze con la moglie Della nel delicato e sognante dipinto «Nella notte», della collezione Stern, fino ad arrivare alle esperienze cubiste con il «Nudo femminile seduto» e «Uomo con violino» di Picasso e al Surrealismo con il «Nudo» di Miró, o con il «Simbolo agnostico» di Dalí, ripercorrendo l'esperienza carica di valori simbolici del Bauhaus con l'astrattismo di Kandinskij, di cui si può ammirare la tela «Cerchi in un cerchio» e con il «Carnevale al villaggio», tavolozza caratterizzata dalla monocromaticità dei toni rossi e neri di Paul Klee. L'esposizione si conclude con un omaggio finale a Picasso, con la tela «Donna e bambini» posta su una parete illusoria che riproduce gli ambienti che hanno influito sul pittore spagnolo negli anni della sua presenza in Costa Azzurra, a sottolineare ancora una volta, come filo conduttore della mostra, l'importanza del ruolo femminile all'interno dell'arte del Novecento.

«Una storia di grande collezionismo americano Impressionismo e Avanguardie Capolavori dal Philadelphia Museum of Art», 8 marzo - 2 settembre 2018, Palazzo Reale, Milano


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Dalia Gallico, 30 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

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