Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliLa Bundeskunsthalle dedica dal 13 dicembre all’1 aprile 2024 una mostra ad Anna Oppermann, nome d’arte di Regina Heine (1940-93), eccellente eppure a lungo sottostimata artista tedesca nativa di Eutin, nello Schleswig-Holstein, e attiva ad Amburgo, sua patria d’adozione. Oppermann occupa una posizione di tutto rilievo (e di sintesi) nel panorama delle arti visive degli Anni ’60 e ’70, nell’ambito dell’Arte concettuale e dell’Arte povera, della Spurensicherung (una forma di Arte concettuale in cui gli artisti lavorano secondo metodi simili a quelli utilizzati nelle scienze storiche e sociali) e della Individuelle Mythologie tedesche, così come nella Narrative Art.
Laureatasi in Belle Arti e in Filosofia, iniziò subito, negli ultimi anni Sessanta, a sviluppare i suoi caratteristici linguaggio espressivo e metodo di lavoro influenzati tanto dalla Pop art quanto dai movimenti della Process e Conceptual art, allora molto in voga nella scena artistica amburghese. Fondamentali i suoi particolari allestimenti aperti composti da diverse centinaia di fotografie, disegni, oggetti, sculture, elementi architettonici, pannelli scritti con citazioni filosofiche, scientifiche e tratte dalla stampa, e schermi, intesi come processi di immagine e pensiero distribuiti nello spazio (fino a raggiungere le dimensioni di una stanza), che avevano come temi prediletti la transizione tra realtà e finzione, i conflitti nei rapporti tra esseri umani, le tradizioni, le questioni economiche e naturalmente l’arte, catturata in immagini e fotografie come da esperta e un po’ maniacale collezionista di altri tempi.
«Anna Oppermann: una retrospettiva» è un atto dovuto a una grande protagonista dell’arte (non solo) tedesca del secolo scorso, come testimoniano ben due, all’epoca sì preziose, partecipazioni a «Documenta» (6, nel 1977, e 8, nel 1987) e ad altre manifestazioni di alto livello internazionale anche fuori dai confini della Germania, pioniera di un nuovo modo di intendere e fare arte che da quegli anni in poi si sarebbe evoluto e moltiplicato nell’infinità di linguaggi usati dai suoi colleghi epigoni nel nostro contemporaneo. Questa di Bonn è la prima retrospettiva completa della ricca e complessa opera dell’artista concettuale frutto di una collaborazione con la Galerie Barbara Thumm di Berlino: in essa confluiscono i risultati di approfonditi studi e ricerche portati avanti negli ultimi anni sulla sua opera.
Altri articoli dell'autore
Ad Augusta, città natale del pioniere della trasformazione dell’arte tedesca dallo stile gotico a quello rinascimentale, una mostra che, assieme a predecessori, contemporanei e discepoli, racconta la trasformazione del luogo
Il museo di Francoforte espone un’ottantina di dipinti e sculture di 26 donne attive tra XIX e XX secolo alla costante ricerca del giusto riconoscimento
Nel museo tedesco due le mostre dedicate all’epoca post digitale
Nella Schirn Kunsthalle una personale dell’artista bosniaca che si batte per l’autoemancipazione collettiva delle donne oppresse