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Anna Oppermann. © Anna Oppermann & Galerie Barbara Thumm

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Anna Oppermann. © Anna Oppermann & Galerie Barbara Thumm

Alla Bundeskunsthalle la pioniera Anna Oppermann

La prima mostra completa della ricca e complessa opera di un’artista concettuale (al secolo Regina Heine) a lungo sottostimata

Francesca Petretto

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La Bundeskunsthalle dedica dal 13 dicembre all’1 aprile 2024 una mostra ad Anna Oppermann, nome d’arte di Regina Heine (1940-93), eccellente eppure a lungo sottostimata artista tedesca nativa di Eutin, nello Schleswig-Holstein, e attiva ad Amburgo, sua patria d’adozione. Oppermann occupa una posizione di tutto rilievo (e di sintesi) nel panorama delle arti visive degli Anni ’60 e ’70, nell’ambito dell’Arte concettuale e dell’Arte povera, della Spurensicherung (una forma di Arte concettuale in cui gli artisti lavorano secondo metodi simili a quelli utilizzati nelle scienze storiche e sociali) e della Individuelle Mythologie tedesche, così come nella Narrative Art.
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Laureatasi in Belle Arti e in Filosofia, iniziò subito, negli ultimi anni Sessanta, a sviluppare i suoi caratteristici linguaggio espressivo e metodo di lavoro influenzati tanto dalla Pop art quanto dai movimenti della Process e Conceptual art, allora molto in voga nella scena artistica amburghese. Fondamentali i suoi particolari allestimenti aperti composti da diverse centinaia di fotografie, disegni, oggetti, sculture, elementi architettonici, pannelli scritti con citazioni filosofiche, scientifiche e tratte dalla stampa, e schermi, intesi come processi di immagine e pensiero distribuiti nello spazio (fino a raggiungere le dimensioni di una stanza), che avevano come temi prediletti la transizione tra realtà e finzione, i conflitti nei rapporti tra esseri umani, le tradizioni, le questioni economiche e naturalmente l’arte, catturata in immagini e fotografie come da esperta e un po’ maniacale collezionista di altri tempi.

«Anna Oppermann: una retrospettiva» è un atto dovuto a una grande protagonista dell’arte (non solo) tedesca del secolo scorso, come testimoniano ben due, all’epoca sì preziose, partecipazioni a «Documenta» (6, nel 1977, e 8, nel 1987) e ad altre manifestazioni di alto livello internazionale anche fuori dai confini della Germania, pioniera di un nuovo modo di intendere e fare arte che da quegli anni in poi si sarebbe evoluto e moltiplicato nell’infinità di linguaggi usati dai suoi colleghi epigoni nel nostro contemporaneo. Questa di Bonn è la prima retrospettiva completa della ricca e complessa opera dell’artista concettuale frutto di una collaborazione con la Galerie Barbara Thumm di Berlino: in essa confluiscono i risultati di approfonditi studi e ricerche portati avanti negli ultimi anni sulla sua opera.

Francesca Petretto, 11 dicembre 2023 | © Riproduzione riservata

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