Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliLa modella accompagna tempestosamente il mondo della moda, dal tempo in cui le signorine di pochi mezzi si prestavano a esibirsi negli atelier, svolgendo un mestiere considerato decisamente come poco decoroso. Con il secondo dopoguerra e l’ideologia diffusa dei «poveri ma belli», sdoganati dal Neorealismo, si definì una nuova figura professionale, la manequin, come pronunciava indimenticabilmente Lucia Bosè ne «Le ragazze di Piazza di Spagna» di Luciano Emmer (1952), vicenda di una ragazza di sartoria presso le Sorelle Fontana che viene promossa di grado, scatenando per il suo nuovo lavoro le ire dell’iperconservatore fidanzato, che la vorrebbe dietro ai fornelli e a badare ai figli per tutta la vita.
Sul tema, ricostruendo da una angolazione curiosa il costume italiano postbellico, interviene efficacemente Gabriele Monti nel suo volume In posa, che ripercorre gli sviluppi dalla definizione di una nuova carriera agli strepitosi splendori delle top model. Ottima la documentazione iconografica, che è posta in fondo al libro, con numerosi materiali rari. Colpiscono specialmente i volti di alcune signore degli anni Sessanta e Settanta, che dimostrano un talento da attrici di fronte all’obiettivo, e non per caso spesso (come nel caso di Luciana Angelillo, Lilli Cerasoli e specialmente di Elsa Martinelli) alcune di loro hanno poi lavorato nel cinema. In primo piano Mirella Petteni, magnifica con indosso un abito di Valentino in un bello scatto di Ugo Mulas, e specialmente Benedetta Barzini, icona di un’epoca tra le riviste e la Factory di Warhol, a cui sarebbe il caso di dedicare una mostra.
In posa. Modelle italiane dagli anni Cinquanta a oggi, di Gabriele Monti, 192 pp., Marsilio, Venezia 2016, € 25,00
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