Susan Sontag

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Susan Sontag

Il potere delle immagini secondo Susan Sontag e Wim Wenders

Due mostre alla Bundeskunsthalle di Bonn per analizzare l’estetica della fotografia, la sua interpretazione e il rapporto con il cinema e le tematiche sociali

Vedere ed essere visti. Uno sguardo doppio per una doppia prospettiva. Percezione, fotografia, narrazione, cinema e dolore sono le chiavi per leggere il programma espositivo proposto per la primavera-estate dalla Bundeskunsthalle di Bonn. Dal 14 marzo al 28 settembre è di scena Susan Sontag (1933-2004), scrittrice, filosofa e storica statunitense; dal primo agosto fino all’11 gennaio 2026 sarà poi la volta di Wim Wenders, «viaggiatore», come ama definirsi, prima che regista o fotografo. «Susan Sontag. Seeing and Being Seen», attraverso tracce di pensieri mette in luce la figura di una donna cardine della cultura del secolo scorso, che ha definito con la sua esistenza un modello indipendente e controcorrente. Il progetto della istituzione di Bonn si inserisce in un ciclo di esposizioni dedicate alle più influenti personalità femminili del Novecento e ha già coinvolto, nelle edizioni precedenti, le figure di Hannah Arendt, Simone de Beauvoir e Josephine Baker. Le sue riflessioni vanno a costituire un articolato microcosmo in cui sono affrontate questioni di rappresentazione, verità e percezione. Sontag si interroga sul potere e sulla funzione delle immagini, sulla loro influenza nella percezione della realtà e sulla definizione della nostra sensibilità. In anticipo rispetto ai tempi l’autrice riconosce il ruolo della fotografia in una società dominata dalla comunicazione mediatica. Così prende forma il saggio Sulla fotografia, che sebbene edito nel 1977, rappresenta ancora oggi una pietra miliare nelle riflessioni sulle immagini. Secondo Sontag scattare una fotografia non è un passivo gesto di trasposizione della realtà, ma implica una sua interpretazione e appropriazione. L’autrice torna a riflettere sulla questione nel 2003 nel saggio Davanti al dolore degli altri, in cui si interroga sulla diffusione di immagini di atrocità di guerra e sull’etica della fotografia: guardare il dolore per conoscerlo e affrontarlo senza essere assopiti dall’apatia dei media.

Susan Sontag

La mostra organizzata dalla Bundeskunsthalle vuole dunque tracciare un fil rouge nelle riflessioni della Sontag, identificando la tematica centrale del vedere e dell’essere visti come chiave interpretativa applicabile alle questioni affrontate dalla scrittrice. Dalla fotografia alla rivendicazione identitaria, dalle riflessioni sul dolore alla violenza, le varie possibilità legate alla visione rappresentano il tema cardine delle riflessioni dell’intellettuale newyorkese. L’impegno politico e sociale della scrittrice prende vita nell’adesione alla lotta contro le guerre, nella rivendicazione della libertà di parola, nella partecipazione alla questione femminile e nell’accettazione della propria bisessualità. Partendo da queste premesse, la rassegna esplora le varie sfumature della complessa personalità approfondendo il suo coinvolgimento nella queer culture e la sua posizione rispetto alle discriminazioni e al tema della malattia. Il vissuto biografico ripercorso dalla mostra rivela anche un aspetto meno conosciuto della scrittrice: la sua passione per il cinema e il suo ruolo di regista.

Wim Wenders

Ad approfondire la relazione tra cinema e produzione culturale, anche una mostra dedicata all’iconico regista Wim Wenders. Pensata in occasione della celebrazione del suo 80mo compleanno (è nato a Düsseldorf il 14 agosto 1945), l’appuntamento sarà concepito come una grande retrospettiva che permette allo spettatore di immergersi nella produzione creativa di una delle figure di spicco del Nuovo Cinema Tedesco, fresco reduce del successo newyorkese targato Howard Greenberg Gallery. Wenders sappiamo chi è, una delle personalità di maggiore rilievo nel panorama del cinema contemporaneo. Paris, Texas (1984) vince la Palma d’Oro a Cannes. Iconico Il cielo sopra Berlino (1987). Nomination agli Oscar per Buena Vista Social Club (1999) e Perfect Days (2023), celebrato come il miglior film della regione Asia-Pacifico. Oltre a pluripremiati lungometraggi, il suo lavoro di sceneggiatore, regista e produttore comprende anche alcuni documentari dedicati a figure di artisti: ne sono esempio Pina (2011) e il più recente Anselm (2023), girato in 3D. La mostra tedesca celebra in toto la poetica e la produzione di Wenders, attraverso fotografie, collage e disegni che, insieme alla sua vasta biblioteca, ai manifesti e alle «pitture elettroniche», tracciano l’ampio spettro artistico della sua personalità. Storyboard, oggetti di scena e materiali dietro le quinte rivelano l’influenza che l’arte e la musica hanno avuto sul suo lavoro. A chiosa di tutto un’installazione immersiva permetterà ai visitatori di galleggiare nel suo oceano cinematografico.

 

Serena Macchi, 02 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Il potere delle immagini secondo Susan Sontag e Wim Wenders | Serena Macchi

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