Era il 1989 quando Paula Rego, la pittrice anglo-portoghese scomparsa un anno fa a 87 anni, fu invitata dalla National Gallery a diventare la prima artista in residenza. Obiettivo: produrre una serie di lavori in risposta alle opere della collezione. Un dipinto, in particolare, catturò l’attenzione di Rego: la «Madonna della rondine» di Carlo Crivelli (1491) e nello specifico la predella di questa pala d’altare, con scene di vite di santi.
«Crivelli’s Garden» (1990-91), il lavoro di Rego ispirato a quest’opera, raffigura un giardino in stile tipicamente portoghese, con i caratteristici azulejos bianchi e blu, ma le cui protagoniste sono perlopiù donne: sante e figure femminili tratte dalla Bibbia e dalla mitologia popolare. Fra queste santa Caterina di Alessandria, la vergine martire torturata e decapitata dall’imperatore Massenzio ma che, nell’immaginazione di Rego, da vittima si trasforma in guerriera e carnefice, impugnando lei l’arma con cui ha appena decapitato l’imperatore. Nell’arco della sua residenza alla National Gallery, l’artista aveva scoperto che solo ventuno dei 2.300 dipinti nella collezione erano stati realizzati da donne.
È così che Rego reinventa storia e religione, riaffidando alle donne un ruolo di primo piano. Dal 20 luglio al 29 ottobre, il museo londinese mette a confronto per la prima volta il capolavoro di Crivelli e il murale monumentale di Rego, creato in origine per la Sainsbury Wing Dining Room. «Crivelli’s Garden» è un’opera profondamente femminista: un inno all’autonomia femminile e un attacco alla misoginia e al patriarcato. Per dipingere le sue figure Rego chiese a familiari e a membri del personale della National Gallery di posare per lei. Bozzetti delle sedute originarie sono inclusi nella mostra, fornendo un ulteriore spunto per comprendere più a fondo il processo creativo dell’artista.