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Fu nella residenza lungo la via Salaria che Winckelmann catalogò le sculture della collezione
- Arianna Antoniutti
- 12 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura


Una veduta di Villa Albani
A Villa Albani capolavori di statuaria
Fu nella residenza lungo la via Salaria che Winckelmann catalogò le sculture della collezione
- Arianna Antoniutti
- 12 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura

Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliNel 1866 il principe Alessandro Torlonia acquista Villa Albani, residenza lungo la via Salaria appartenuta al cardinal Alessandro Albani, nipote di Clemente XI. Il cardinale ne aveva affidato la costruzione, tra il 1747 e il 1763, all’architetto Carlo Marchionni e vi aveva collocato la propria inestimabile raccolta di originali greci e sculture romane.
Johann Joachim Winckelmann, bibliotecario del cardinale, si occupò della catalogazione e implementazione della raccolta, magnificamente incastonata in quel gioiello di architettura settecentesca, scandito in ambienti come il Tempio di Diana, il Tempio delle Cariatidi, il Canopo, il Tempietto diruto.
Dopo l’acquisto dell’edificio, il principe Torlonia selezionò alcune opere dalla collezione Albani, tra di esse la grande tazza con raffigurazione delle fatiche di Ercole e il labrum in granito bianco e nero, facendole confluire poi nel Museo di via della Lungara.
Ancora oggi la Villa Albani Torlonia, retta dalla Fondazione Torlonia, conserva i propri capolavori di scultura antica, come la statua bronzea raffigurante Germanico, e le oltre cento sculture della Kaffeehaus, recentemente restaurate.
Visitabile su richiesta, la Villa ospita inoltre preziose testimonianze pittoriche, fra tutte l’affresco del «Parnaso» di Anton Raphaël Mengs, realizzato nel 1761 nel salone principale.

Una veduta di Villa Albani