Una mostra museale, per l’ampiezza temporale (40 anni di lavoro, tra il 1963 e il 2003, riletti con 40 opere miliari) e per la qualità dei lavori, rende omaggio da Building, fino al 17 giugno, ad Aldo Mondino (1930-2005), uno dei più significativi artisti, non solo italiani, del dopoguerra. Intitolata «Aldo Mondino. Regole per l’inganno», la rassegna è curata da Alberto Fiz con l’Archivio intitolato all’artista.
Torinese, Mondino respirò il clima dell’Arte povera, con cui condivise, come scrive Fiz, «la cosciente opposizione a un sistema omologato» e quel processo di «appropriazione indebita» che ha fatto di lui un modello per tanti artisti successivi, primo fra tutti Cattelan.
Ciò che però rende unico il suo lavoro è l’ironia impagabile, e spesso agra, che lo attraversa, messa in atto attraverso l’«inganno regolato» cui il titolo si riferisce: di volta in volta in volta, calembour (il lampadario «Jugen stilo», 1993), battute («La mamma di Boccioni»), nonsense («Scultura un corno»).
Lavori, i suoi, spesso «aromatizzati» al cioccolato (Mondino compone lo sfavillante mosaico «The Byzantine World», 1999, con 12mila cioccolatini di una famosa marca torinese), allo zucchero («Muro del pianto»), al profumo di caramella e di marshmallow (qui, la parete di piscina rivestita di questi dolcetti) o di torrone, come «Torre di torrone», 1968, una delle opere che abitano il piano terreno della galleria, dove ci s’imbatte anche nei lavori più concettuali di quel decennio, come la serie impagabile dei «Palloncini» e i «Quadri a quadretti».
Al primo piano entrano in gioco gli anni ’80 e la sua passione, condivisa con Alighiero Boetti, per l’Oriente: qui sono i «tappeti» di un materiale per l’edilizia ruvido come l’eraclite e le opere di tema ebraico, omaggio (mai retorico) all’origine materna. Infine, al secondo piano, i tributi alla storia dell’arte, da Casorati a Duchamp, Man Ray e Boetti.
La galleria ha recentemente aperto Building Terzo Piano, uno spazio per progetti speciali come «Picasso. Un tableau me vient de loin» (fino al 28 maggio), curato da Paolo Rusconi, in cui sono esposti 15 lavori su carta del maestro, dal 1905 («Saltimbanque et jeune fille») al 1970 («Nu couché au collier»).