«Them» (1986-87), di Louise Lawler. Cortesia dell’artista e di Metro Pictures. Foto Collection Lambert

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«Them» (1986-87), di Louise Lawler. Cortesia dell’artista e di Metro Pictures. Foto Collection Lambert

Alla Collection Lambert Lawler, Tayou e Jospin

In contemporanea anche una collettiva dalle collezioni «della casa», con opere di Barceló, Basquiat, Bishop, Serra e Cucchi

Nell’ambito del «Grand Arles Express», la rassegna fuori le mura del festival annuale «Les Rencontres de la Photographie d’Arles» dall’1 luglio al 15 ottobre la Collection Lambert allestisce un’inedita monografica di Louise Lawler, presentando 21 fotografie e sei installazioni dell’artista statunitense, provenienti dalla sua collezione.

Figura di spicco del citazionismo (o «Appropriation Art»), movimento che superando l’arte concettuale teorizzava il ritorno alla manualità, Louise Lawler, classe 1947, insieme alle colleghe Barbara Kruger e Cindy Sherman è spesso associata alla «Pictures Generation» (la generazione delle immagini), nata nei centri d’arte alternativi e nei campus universitari Usa, a metà degli anni Settanta durante la recessione economica, e alla quale nel 2009 il Metropolitan di New York ha dedicato un’ampia antologica.

La mostra alla Collection Lambert si apre con alcuni dei primi scatti degli anni Ottanta che l’hanno resa celebre, ovvero i ritratti di opere d’arte, quadri, reperti antichi, sculture, immortalate nei musei di tutto il mondo, ma anche nei depositi degli stessi musei o in luoghi privati. Immagini originali per le inquadrature insolite, per le scelte legate alla luce o perché «zoomate» su certi dettagli. In chiusura, le fotografie realizzate negli spazi della Collection Lambert e a casa del collezionista Yvon Lambert nel settembre 2001, dopo gli attentati al World Trade Center di New York, quando Louise Lawler si ritrovò bloccata per qualche tempo in Francia. Nel corso della sua carriera, l’artista si è dedicata anche alla pittura e alla scultura e in mostra c’è perfino una serie di bicchieri incisi, «Je vous ai écrit», del 1988.
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In collaborazione con la Galleria Continua, la Collection Lambert propone un’ampia monografica di Pascale Marthine Tayou (Yaoundé, 1967), attivo tra Gand, in Belgio, e la sua città natale in Camerun. «Petits riens» (dall’1 luglio al 19 novembre) comprende una decina di opere monumentali realizzate per la mostra e quattro già esistenti adattate agli spazi del museo.

«I “petits riens” sono quelle piccole cose che, come se niente fosse, sollevano montagne intorno a noi, ha osservato l’artista: Atti minuscoli, in partenza invisibili a occhio nudo, ma che conficcano una trave nei nostri occhi». Quella di Tayou (che ha al suo attivo anche la partecipazione a due Biennali di Venezia, nel 2005 e nel 2009) è un’arte nomade, senza frontiere, che riflette sui temi di identità e migrazioni.

Artista multimediale, assembla materiali e tecniche diverse come in «Oxygen» (2023), in legno e bottiglie di plastica, e «Terre Commune» (2023), scultura murale in terracotta. Dall’1 luglio la Collection Lambert propone anche «La pittura è morta, viva la pittura!» (fino al 15 ottobre), un inedito allestimento, curato da Stéphane Ibars, sulle evoluzioni della pittura negli ultimi 60 anni, con opere, attinte dai fondi di casa, di Miquel Barceló, Jean-Michel Basquiat, James Bishop, Richard Serra ed Enzo Cucchi.

Nell’ambito della quarta edizione di «Carte Blanche Ruinart», il museo apre poi le porte a Eva Jospin. I lavori della 48enne artista francese, che lavora il cartone grezzo, sono inni alla natura e alla sua fragilità: per la Collection Lambert Jospin ha scolpito un paesaggio fiabesco e monumentale in dialogo con gli spazi bianchi del museo.

Un’opera di Robert Combas del 1988. Cortesia Adagp, Paris, 2023. Foto Cédrick Eymenier

Luana De Micco, 30 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

Alla Collection Lambert Lawler, Tayou e Jospin | Luana De Micco

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