Si intitola «City Poetry» la mostra che sino al 9 giugno Tempesta Gallery dedica a Piero Fogliati (Canelli, 1930-Torino, 2016) con l’obiettivo di riattualizzare la figura dell’artista-ingegnere e riscoprire l’intero corpus delle sue opere meccaniche. È nel decennio degli anni Sessanta, quello germinale della sua indagine percettiva che riguarda luce, suono, colore e movimento, che Fogliati comincia a costruire particolari marchingegni. Mettendo la tecnologia al servizio dell’estetica, i suoi lavori coinvolgono lo spettatore a livello multisensoriale, richiedendo una partecipazione attiva dei sensi, in particolare della vista e dell’udito.
Di fronte al fenomeno di pesante urbanizzazione che prende avvio in quel periodo in Italia, l’artista riflette sul possibile destino della città con il progetto «Città fantastica», portato avanti per tutto l’arco della sua carriera anche se mai realizzato a livello ambientale. Interessato a indagare il rapporto tra scienza e fantasia e coniugando il mondo del prevedibile con il regno dell’immaginazione, Fogliati sognava di vedere presenze estetiche fantastiche e spiazzanti come utopie inspiegabili collocate nella città.
Il percorso espositivo da Tempesta Gallery, diviso in tre aree sensoriali, raccoglie alcune delle opere più significative dell’artista che rendono conto della complessità della sua ricerca. Il primo spazio è interamente dedicato ai lavori sonori ed é stato pensato per creare un vero e proprio dialogo con i rumori della città. Nella seconda sala gioca un ruolo da protagonista il «Rivelatore cromo cinetico», costituito da un proiettore di luce sintetica che illumina una fune bianca elastica e che, oscillando, mostra nel vuoto forme sferiche e geometrie colorate. Infine, il terzo ed ultimo ambiente accoglie alcuni lavori che nascono dai suoi studi sulla luce e dall’incessante volontà di sperimentare.