«Saint Jean-Baptiste» (1625-30 ca) di Battistello Caracciolo (particolare) © Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell'Arte Moderna a Napoli Photo Claudio Giusti 2

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«Saint Jean-Baptiste» (1625-30 ca) di Battistello Caracciolo (particolare) © Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell'Arte Moderna a Napoli Photo Claudio Giusti 2

La Francia riscopre Napoli e i suoi artisti

Una quarantina di tele della collezione di Giuseppe de Vito al Musée Granet mentre prosegue la mostra al Louvre con i prestiti da Capodimonte

Mentre le opere del Museo di Capodimonte hanno raggiunto il Louvre per una mostra-passeggiata tra le collezioni del museo parigino già definita epocale (fino al gennaio 2024), il Musée Granet propone «Napoli. Per passione», che riunisce, dal 15 luglio al 29 ottobre, un’ampia selezione di opere, una quarantina di tele circa, della collezione di Giuseppe de Vito (1924-2015), imprenditore, storico dell’arte e mecenate napoletano stabilitosi a Milano, appassionato di pittura del Barocco napoletano.

La mostra è completata dalla trentina di tele napoletane della collezione del museo del sud, che è alla sua terza esposizione temporanea sull’Italia, dopo «Via Roma» e «Italia discreta», nel 2022. In un percorso in nove sezioni, la mostra si concentra sui grandi temi della pittura napoletana del 600. Una sezione è dedicata all’eredità di Caravaggio, con il «Sant’Antonio Abate» di Jusepe de Ribera (1638) e il «San Giovanni Battista fanciullo» di Battistello Caracciolo (1622 circa), mentre una sezione fa dialogare le opere di Mattia Preti e Luca Giordano che, forti delle loro esperienze a Roma e Venezia, portano un nuovo respiro alla scena napoletana della seconda metà del 600.

Sono allestiti quadri di Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino e Paolo Finoglio che assorbono le influenze del naturalismo di Ribera, e si scoprono i lavori del Maestro dell’Annuncio ai pastori, artista anonimo tra i più sensibili naturalisti dell’epoca, a cui Giuseppe de Vito dedicò diversi studi. La mostra si interessa alla pittura di battaglie, il cui maggiore esponente fu Aniello Falcone, alla natura morta, che conobbe innovazioni importanti attraverso le opere di Luca Forte e Giuseppe Ruoppolo, e alla città di Napoli del 600, dall’eruzione del Vesuvio del 1631 alla peste del 1656.

«Saint Jean-Baptiste» (1625-30 ca) di Battistello Caracciolo (particolare) © Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell'Arte Moderna a Napoli Photo Claudio Giusti 2

Luana De Micco, 15 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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