«Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei» è una mostra che Palazzo Bonaparte propone dal 26 maggio all’8 ottobre con un intento specifico: sfidare il buon senso dei nostri sensi. Curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario, e prodotta e organizzata da Arthemisia, l’esposizione riunisce 43 opere di 29 artisti che si sono dedicati, negli ultimi cinquant’anni, a dar corpo ingannevolmente perfetto alla formulazione estrema dell’arte figurativa, quella per cui l’oggetto rappresentato sembra vivo, ma non lo è.
L’effetto ricercato è quello dello spaesamento, della riflessione su ciò che chiamiamo realtà, e non tanto quello dell’ammirazione per il virtuosistico realismo. Padri storici di questo realismo concettuale sono gli statunitensi Duane Hanson e John DeAndrea. È dalla fine degli anni ’60 che plasmano cloni perfetti di tipi umani. «Mosse ingannevoli: cloni umani» è proprio il titolo della sezione della mostra (sei in tutto) che rende omaggio ai due apripista di questa sensibilità, che è venuta nel tempo crescendo, articolandosi in soluzioni sempre più diversificate.
L’arte di Carole A. Feuerman e di Maurizio Cattelan, per esempio, si è specializzata nella messa a fuoco di singole componenti anatomiche, come ravvisabile nella sezione che ospita le loro opere, «Pezzo per pezzo: parti del corpo». «Cambio di prospettiva: il corpo in scala» riunisce invece le inquietanti creazioni di Ron Mueck, Sam Jinks, Marc Sijan e Zharko Basheski, tutte caratterizzate dalla riduzione o dall’ingigantimento delle dimensioni delle figure umane iper rappresentate. «Nobile semplicità: sculture monocromatiche» è invece la sezione che ha come espositore e nume tutelare George Segal, e come seguaci in mostra Robert Graham e Brian Booth Craig. Come da titolo, la semplicità nobilitante è ascritta a un’epidermide monocolore dei corpi plasmati.
Evan Penny, Patricia Piccinini, Tony Matelli e Berlinde De Bruyckere sono gli artisti che, nella sezione «La manipolazione del sé: realtà deformante», rivolgono la loro visionaria creatività alla formulazione di ipotesi di surreale trasformazione dei corpi. Mutazioni genetiche e innesti mostruosi sono invece la pratica usuale degli artisti della sezione «Oltre la specie», che riflettono sulla guerra dichiarata dall’uomo al naturale, mediante l’artificio. Una delle finalità dell’arte più vera del vero è proprio quella di indicare quali sono i limiti, da non superare, della verità materiale, visiva e sostanziale della realtà.