Negli anni della Belle Époque una rivoluzione al femminile investe il mondo dell’arte. Sulla spinta dai primi movimenti femministi, nel 1881 nasce in Francia l’Union des femmes peintres et sculpteurs, fondata da Hélène Bertaux per rivendicare l’accesso all’educazione artistica per le donne. Ci sono voluti molti anni e battaglie, ma nel 1900 l’École des Beaux-Arts de Paris apre finalmente due corsi di formazione, uno di scultura, l’altro di pittura, riservati alle studentesse.
Per la prima volta le donne, che cominciano a uscire dallo spazio domestico in cui erano state relegate, possono rivendicare lo statuto di artiste, vivere del proprio lavoro, ottenere borse di viaggio. Sulla scia dell’interesse per il tema dell’Orientalismo, tipico dell’epoca, le artiste cominciano a viaggiare, prima in Algeria, Marocco, Egitto, poi anche in Madagascar e fino all’Indocina, quindi in Cina e Tibet.
Dall’11 dicembre al 21 maggio il Palais Lumière si interessa a queste «Artiste viaggiatrici» con una mostra che copre il periodo dal 1880 al 1944. Nel percorso in otto sezioni si riscoprono i lavori di Anna Quinquaud, Marthe Flandrin, Léa Lafugie, Alexandra David-Neel, Alix Aimé, Marcelle Ackein, prima donna a ottenere il Prix du Maroc, o ancora Denise Colomb e Thérèse Le Prat, che intrapresero la carriera di fotografe. Alcune di queste artiste, tra cui Andrée Karpelès e Marie Caire-Tonoir, parteciparono alle esposizioni della Société des peintres orientalistes français.
Il museo ricorda anche due artiste cinesi, Pan Yuliang e Fan Tchunpi, che fecero il viaggio inverso per studiare all’École des Beaux-Arts de Paris, la cui fama era giunta fino in Cina, o all’Institut franco-chinois di Lione, e viaggiare attraverso l’Europa. Dal 24 giugno al 5 novembre 2023 la mostra raggiungerà il Musée de Pont-Aven in Bretagna.