S’intitola «Corpo Celeste», in omaggio all’omonimo volume del 1997 di Anna Maria Ortese, la Project Room #17 della Fondazione Arnaldo Pomodoro, nuovo ciclo espositivo del progetto «Osservatorio sulle arti contemporanee», che quest’anno si compone di due appuntamenti curati da Chiara Nuzzi. Protagonista del primo è Lito Kattou, con l’emozionante mostra «Whisperers» (fino al 9 giugno; a settembre sarà la volta di Paul Maheke, Francia, 1985).
Nata nel 1990 a Cipro e formata ad Atene e Londra, Lito Kattou riflette nel suo lavoro sull’eredità della grande cultura mediterranea, sui suoi miti e i suoi simboli, sulle sue tracce materiali e sul contesto naturale, sociale e politico.
Qui, sullo sfondo di un tramonto, presenta quattro figure realizzate in metalli diversi («Whisperer I, II, III, IV», 2022), tutte appartenenti a una comunità ignota, allusa però da simboli che rinviano al grembo di una cultura comune, nei cui corpi s’intrecciano forme umane, animali, vegetali, in una fusione che indica una possibile armoniosa coesistenza fra questi mondi. Le figure, ritagliate in lastre metalliche, nere ma con accensioni di colore, si dispongono nello spazio espositivo della Fondazione e lo articolano in un percorso di scoperta e di sorpresa.
Tutte sono accompagnate da lucenti canestri intrecciati, poiché, seguendo il pensiero della scrittrice Ursula K. Le Guin, Kattou suggerisce che il primo dispositivo culturale dell’umanità non sia stato un’arma ma un contenitore per conservare il raccolto: non uno strumento di offesa, bensì un mezzo di condivisione. Una quinta, più grande figura, «Whisperer V», è allestita contemporaneamente sulla facciata di Fondazione Ica, segno della collaborazione che si avvia ora tra le due importanti istituzioni milanesi.