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Alla Gam di Roma uno dei più lucidi innovatori dell’arte del XX secolo e le avanguardie ungheresi
- Guglielmo Gigliotti
- 27 novembre 2019
- 00’minuti di lettura


László Moholy-Nagy, «Spirali», 1943, stampa in gelatina d’argento su carta. Debrecen, Collezione Antal-Lusztig
Lo sguardo rivoluzionario di Moholy-Nagy
Alla Gam di Roma uno dei più lucidi innovatori dell’arte del XX secolo e le avanguardie ungheresi
- Guglielmo Gigliotti
- 27 novembre 2019
- 00’minuti di lettura
Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 28 novembre al 15 marzo la Galleria d’arte moderna di Roma ospita una selezione di opere di uno dei più lucidi innovatori dell’arte del XX secolo, nella mostra «Moholy-Nagy e la rivoluzione della visione. Avanguardie ungheresi fra espressionismo e Bauhaus».
Il titolo della mostra, curata da Katalin Nagy T., allude a uno dei principi base, teorizzati nel suo libro del 1928 The new vision, del pittore, scultore, fotografo, cineasta, designer e docente della Bauhaus (nato in Ungheria nel 1895 e morto negli Usa nel 1946), ovvero che la modernità implicava una trasformazione profonda del ruolo e delle funzioni dell’artista. In mostra, dipinti, fotografie, sculture, lavori di design grafico, tipografico ed editoriale, realizzati tra il 1923 e il 1945, descrivono la natura del nuovo artista poliedrico, che si poneva nel punto di intersezione tra tutti i linguaggi.
I dipinti rivelano la matrice astratta e costruttivista desunta da Malevič e da El Lissitzky, fotomontaggi e grafica pubblicitaria mirano all’essenziale chiarezza di una comunicazione di massa di alta qualità, le sculture adottano materiali allora nuovissimi come il plexiglas, le fotografie ricercano effetti tra i più avanzati per quegli anni, fino a negare la stessa macchina fotografica nella serie dei fotogrammi, realizzati mediante impressione diretta di oggetti su carta sensibile, come nell’ironico «Autoritratto» in mostra, del 1926.
Ad ampliare lo spettro della mostra, anche opere di coevi esponenti delle avanguardie ungheresi tra anni Venti e Quaranta, tra cui l’amico Lajos Kassák, e opere di pittori ungheresi attivi a Roma nei primi decenni del secolo, facenti parte della collezione della Gam.

László Moholy-Nagy, «Spirali», 1943, stampa in gelatina d’argento su carta. Debrecen, Collezione Antal-Lusztig