L’eco del boato dell’autobomba mafiosa che il 27 luglio 1993 esplose in via Palestro e squassò Milano, uccidendo cinque persone e ferendone molte altre, mentre distruggeva il Pac-Padiglione d’Arte Contemporanea, non si è mai spenta in città, ma l’edizione 2023 del format estivo «Performing Pac», nel trentennale della strage, ha voluto riattivarne il ricordo con una riflessione sulla memoria e le memorie, declinata attraverso i vissuti di singoli, gruppi e comunità.
Intitolato «Dance Me To The End Of Love» (da una canzone del 1984 di Leonard Cohen sulla Shoah) e prodotto dal Pac con Silvana Editoriale e il sostegno di Tod’s, Lca e Vulcano, il progetto unisce, dal 12 luglio all’11 settembre, i lavori (in prevalenza video) di nove artisti e una piccola mostra che attinge, come in passato, all’Archivio del Pac, in questo caso rievocando la toccante mostra di Christian Boltanski «Ultime Notizie», sulla fuggevolezza della vita e del ricordo, ordinata qui nel 2005 da Jean-Hubert Martin.
Insieme sfilano «La Storia, in generale» (2017) di Giorgio Squillacciotti, che rielabora i materiali di tre archivi torinesi di arte «irregolare»; «Malka Germania» (Regina Germania, in ebraico) del 2021, un lavoro audio e video di Yael Bartana sulle rimozioni collettive; il film «K364» (2011) di Douglas Gordon, che narra il ritorno in Polonia di due violinisti ebrei, per suonare nella terra dei loro genitori, fuggiti dal nazismo, la «Sinfonia Concertante» K 364 di Mozart. Ci sono poi «Redemption» (2013) di Miguel Gomes; la performance per l’opening, il 10 luglio, di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini («Così lontano, così vicino», 2003); l’installazione «Green Green Grass of Home» (2002) della bosniaca Maja Bajevic; «Treno» (2007) della colombiana Clemencia Echeverri, e due lavori del 1994 di Maurizio Cattelan, mentre la Project Room presenta «Like Rain Falling from the Sky» di Nicola Bertasi, una narrazione fotografica della memoria della guerra in Vietnam.