Nell’antico Convento La Laboral di Gijón, in Spagna, le monache clarisse accolsero e nutrirono ottomila orfani, preparando per loro innumerevoli pasti. Il fulcro di quest’atto caritatevole fu la cucina dell’ex monastero spagnolo, ridisegnata sotto il regime di Franco e utilizzata da Marina Abramovic come ambientazione di «The Kitchen, Homage to Saint Teresa» (2009), una trilogia video corredata da nove fotoritratti per la quale l’artista serba si ispirò ai propri ricordi d’infanzia legati al focolare domestico e alla vicenda mistica di santa Teresa d’Avila, che in una cucina sperimentava la levitazione. «Holding the milk» è il capitolo della trilogia scelto dalla famiglia Ceretto per il Coro della Chiesa della Maddalena, dove il video è allestito dal 28 settembre al 12 novembre.
La mostra è il sesto appuntamento di un sodalizio che dal 2010 lega i noti produttori di vino all’arte contemporanea e che ha portato ad Alba artisti come Anselm Kiefer e Francesco Clemente. A parlare dell’opera in cui Marina Abramovic vestita di nero regge impassibile un recipiente colmo di latte sarà la stessa artista serba (1946) venerdì 29 settembre alle 18,30 nel Teatro Sociale Giorgio Busca (ingresso libero sino a esaurimento posti). L’immobilità della Abramovic rimanda alla paralisi temporanea all’origine di un percorso di crisi al termine del quale santa Teresa si riavvicinò alla vita monastica, trasformando la sua vocazione in un intreccio di azione e contemplazione.
Prosegue intanto sino al 22 ottobre al Louisiana Museum di Humlebæk presso Copenaghen «Marina Abramovic. The Cleaner». Si tratta di una vasta retrospettiva, comprensiva di un centinaio di opere, tra documentazione di performance (video, disegni e progetti) e altre «azioni» reinterpretate.