Nelle Gallerie d’Italia-Torino, dal 29 giugno fino al 7 gennaio la mostra «Mimmo Jodice. Senza Tempo», secondo capitolo del progetto «La Grande Fotografia Italiana» a cura di Roberto Koch dedicato ai maestri del Novecento, iniziato lo scorso anno con Lisetta Carmi. Aprono l’antologica (con un centinaio di opere) due polittici della serie «Mediterraneo» tra cui «Atleti della Villa dei Papiri» (Ercolano, Napoli, 1986), sintesi di classicità e ricerca estetica, una delle immagini più note del fotografo napoletano, classe 1934.
Jodice è tra gli artisti che hanno portato all’affermazione della fotografia italiana a livello internazionale. Sempre attento alle sperimentazioni e alle avanguardie, dagli anni 60 decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, primo insegnante ufficiale della materia a partire dagli anni Settanta. I suoi esordi avvengono a stretto contatto la sua città, lavora sul mezzo fotografico e sull’immagine cercando un linguaggio unico e personale.
Le foto di Jodice sono attentamente costruite, un riflesso della sua interiorità, un prolungamento del suo sguardo: dopo le prime ricerche e i lavori concettuali, dagli anni Ottanta la figura umana non è più presente nei suoi lavori, ma solo il paesaggio, inteso non solo come natura, ma civiltà e memoria: immagini silenziose e sospese in un’atmosfera «senza tempo», un equilibrio tra rappresentazione reale e visione intima dell’artista.
«La mostra alle Gallerie d’Italia, racconta Angela Jodice, sua compagna di vita e di lavoro, si articola in 5 sezioni: Linguaggi, Vedute di Napoli, Città, Mari e Natura. Arriva in un momento in cui c’è un’attenzione speciale e forte per il lavoro di Mimmo, cominciata con la partecipazione alla mostra al Jeu de Paume “Renverser ses Yeux (Autour de l’Arte Povera 1960-1975)”, a cura di Quentin Bajac e Giuliano Sergio, ora alla Triennale di Milano, e con la pubblicazione dell’autobiografia (scritta insieme a Isabella Pedicini) Saldamente sulle Nuvole appena pubblicata da Contrasto».
A Torino è inoltre presentato per la prima volta un filmato sulla vita del fotografo realizzato da Mario Martone, amico e concittadino.