Nico Vascellari in uno scatto di Mattia Zoppelaro. © Mattia Zoppelaro

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Nico Vascellari in uno scatto di Mattia Zoppelaro. © Mattia Zoppelaro

Tre sedi fiorentine per Nico Vascellari

Sergio Risaliti ha chiamato l’artista veneto per un progetto diffuso tra Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Museo Novecento

Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Museo Novecento sono i luoghi in cui Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976) è chiamato da Sergio Risaliti a documentare la varietà dei molti linguaggi tra cui l’artista veneto si muove fin dai suoi esordi: performance, scultura, installazione, disegno, video ed esplorazione del suono. Affermato sin dal 2007, quando aveva partecipato alla 52ma Biennale di Venezia, Vascellari si concentra sul rapporto uomo-natura, con continui rimandi al mondo arcaico, ai rituali e al folklore mescolati con l’estetica underground e sperimentazioni sonore e visive legate al postpunk, nelle quali intreccia, inoltre, dimensione personale e collettiva.

È stato fondatore nel 2005 del laboratorio artistico Codalunga a Vittorio Veneto, un progetto in evoluzione diffuso anche all’estero con mostre, performance e progetti sperimentali ai quali han preso parte artisti come Charlemagne Palestine, Jimmy Durham, Enzo Cucchi, William Basinski, John Duncan, Diego Perrone e vari altri. Intitolato «Melma», il progetto fiorentino prende spunto da un saggio di Michel de Montaigne del 1580 che riflette sulla presunzione dell’uomo che è «inchiodato alla parte peggiore, più morta e stagnante dell’universo, all’ultimo livello del creato, il più lontano dalla volta celeste, con gli animali della peggior condizione; e va con l’immaginazione a piantarsi al di sopra del cerchio della luna; a mettere il cielo sotto i propri piedi».

Questo doppio registro e la dimensione in bilico tra esistenza e trascendenza si riflette fino all’8 ottobre nel Forte Belvedere grazie a nove sculture in alluminio sui bastioni, due video nelle cannoniere e una trentina di lavori giocati su diversi registri nelle sale del Forte. Il progetto prosegue poi, come nelle passate edizioni, in piazza della Signoria con una nuova installazione (dopo Koons, Fabre, Fischer e Vezzoli) per l’Arengario di Palazzo Vecchio, basata sul rapporto tra il Rinascimento e la contemporaneità, lo spazio pubblico della piazza e il luogo politico per eccellenza del Salone dei Cinquecento.

«Fioretti» (intesi come come arma, atto di rinuncia e piccolo fiore) sull’Arengario è dunque un’azione poetica ispirata a immagini rinascimentali, come il prato fiorito della «Primavera» di Botticelli, e ai versi di Poliziano e di Pasolini. Il 3 ottobre, giorno dell’inaugurazione di «Fioretti», Vascellari presenterà la performance «Alessio», pensata per il Salone dei Cinquecento. Altri lavori sono infine installati nella sede delle ex Leopoldine e alcuni video recenti al Museo Novecento.

Nico Vascellari in uno scatto di Mattia Zoppelaro. © Mattia Zoppelaro

Laura Lombardi, 29 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

Tre sedi fiorentine per Nico Vascellari | Laura Lombardi

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