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«Die Verwandlung (La metamorfosi)», 2016

Cortesia del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Foto Antonio Maniscalco

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«Die Verwandlung (La metamorfosi)», 2016

Cortesia del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Foto Antonio Maniscalco

Addio a Marco Rossi, imprenditore e appassionato collezionista

Marcella Beccaria, vicedirettore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, ricorda la generosità e l’entusiasmo del mecenate e il suo essenziale contributo nel realizzare i sogni dell’istituzione torinese

Marcella Beccaria

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Infinita passione per l’arte e grandissima generosità: questi sono i tratti che hanno caratterizzato l’impegno di Marco Rossi nei confronti del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Per molti anni, il suo entusiasmo e la sua visione hanno permesso all’istituzione di sognare e, grazie al suo aiuto, vedere i propri sogni realizzarsi. Difficile entrare nei dettagli, perché una delle caratteristiche di Marco era la riservatezza, la sua predilezione per fare, contribuire, e molto, senza mai apparire. «Non ho bisogno di medaglie» ha detto una volta, in risposta alla richiesta del Museo di includere il suo nome nei ringraziamenti ufficiali. Teso all’essenziale, solo più recentemente aveva accettato che il suo nome comparisse nell’elenco degli Amici Benefattori, illuminati mecenati che sostengono le attività dell’istituzione. Pur nel rispetto della sua predilezione per l’anonimato, è doveroso ricordare che durante gli anni della direzione di Ida Gianelli l’amore di Marco Rossi per i libri d’arte ha aiutato la Biblioteca del Castello, luogo dove già era confluita la raccolta di libri della sorella Luisella, prematuramente scomparsa. A partire da quel primo nucleo, che constava di oltre 1500 volumi, la munificenza di Marco ha permesso alla Biblioteca di accrescere il proprio patrimonio bibliografico, acquisendo numerosissimi cataloghi e importanti volumi, inclusi libri rari e d’artista.

Sapiente e raffinato collezionista (e, sempre per rispettare il suo riserbo, non mi addentro nella sua collezione privata), Marco ha supportato la crescita della collezione del Castello. Tra le opere entrate grazie a sue donazioni durante la direzione di Carolyn Christov-Bakargiev, posso almeno citare «Die Verwandlung (La metamorfosi)» dell’artista tedesco Reinhard Mucha, opera del 2016 che integra «Mutterseelenallein (Solitudine)», arrivando a costruire un’installazione senza precedenti, nella quale il lavoro d’arte espone simultaneamente se stesso e la propria storia in un’articolata stratigrafia, come si evince anche dalla lunga sequenza di date – 1989 (1979) [1991] [2009] – che definiscono l’opera. L’insieme è oggi parte della collezione del Castello, allestito in forma permanente al secondo piano. Eccezionalmente, per questa sala che è davvero fuori dall’ordinario, e nella quale l’artista ha anche esteso il pavimento facendolo diventare una sequenza di pareti verticali sulle quali allestire, Marco aveva acconsentito che il suo nome fosse inserito nella linea di credito che accompagna l’opera.

Marco Rossi aveva gusti collezionistici ben precisi, e le sue passioni includevano l’artista americano Robert Gober, autore di opere nelle quali dettagli di vita quotidiana si trasformano in elementi incongrui, la cui presenza riesce a conficcarsi nell’immaginario di chi le guarda con rara potenza. Ma Marco era anche molto attento, curioso, e sapeva esplorare il nuovo, aiutando il Museo ad anticipare nuove evoluzioni della cultura. Un’altra grande opera entrata come suo dono che si può citare è «Hisser» del 2015, dell’artista inglese Ed Atkins, installazione video che esplora il sottile confine tra pervasività della tecnologia e alienazione contemporanea.Da vero mecenate, Marco Rossi ha anche aiutato il Museo a realizzare numerosi progetti espositivi, sia prestando importanti opere dalla sua collezione, sia rendendo possibile l’attuazione di grandi mostre e relativi cataloghi. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il catalogo SEX, relativo alla mostra e performance di Anne Imhof accadute nel 2020-2021 anche grazie al suo aiuto. Mostra e performance hanno rappresentato un nuovo capitolo nella storia dell’artista e nella sua indagine che disegna nuove forme di ritratto dell’individualità contemporanea. Ci sarebbe molto da aggiungere, e i ringraziamenti non sono mai sufficienti, ma forse non si rispetterebbe la propensione di Marco per quanto è essenziale. Le sue passioni restano e continuano. Sono percepibili nel presente e viaggeranno nel futuro anche attraverso le attività dei suoi quattro figli, con il loro vulcanico progetto Paint It Black, casa editrice e libreria dedicate alle più avanzate forme d’arte e design.

 

 

 

 

 

 

 

Marcella Beccaria, 14 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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