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Particolare della maschera funeraria di Merit

Foto Muso Egizio Torino

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Particolare della maschera funeraria di Merit

Foto Muso Egizio Torino

Al Museo Egizio di Torino una colletta «illumina» la tomba di Kha e Merit

Grazie alla raccolta fondi lanciata mesi fa, è stata riallestita la sala con il ricco corredo della sepoltura scoperta da Ernesto Schiaparelli a Deir el-Medina nel 1906

Laura Giuliani

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«La tomba di Kha e Merit rappresenta un patrimonio archeologico e umano di inestimabile valore. A 120 anni dalla sua scoperta, vogliamo continuare a far vivere il nome di Kha e Merit, raccontando la biografia degli oggetti che loro decisero di portare con sé nella tomba. Ciascuno con il proprio contributo può aiutare a tenerne viva la memoria prendendosi cura di questo nostro patrimonio collettivo», aveva dichiarato a fine maggio Christian Greco, direttore dell’Egizio di Torino, invitando a prendere parte alla campagna («Oggetti quotidiani, storie straordinarie») lanciata dal museo. E il contributo in questi mesi non si è fatto attendere. Sono circa 500 i donatori che hanno aderito alla raccolta, unendosi a grandi mecenati, Fondazione Crt e Associazione Gli Scarabei, rendendo così possibile una formidabile colletta di circa 300mila euro che ha consentito il riallestimento e lo studio del corredo funerario dell’unica tomba del Nuovo Regno giunta intatta, appartenente a Kha e Merit, i due coniugi vissuti nel villaggio di Deir El-Medina sulla riva Ovest del Nilo tra il 1425 e il 1353 a.C. circa. 

Dal 4 dicembre nuove luci, pannelli infografici, una teca ad altissima tecnologia e un’installazione video multimediale arricchiscono il racconto di questo straordinario contesto davvero spettacolare per quantità e qualità del corredo. Vi sono recipienti, oggetti di uso quotidiano e per la cura personale, strumenti da lavoro, ma anche arredi, sgabelli, letti, tessuti e biancheria, perfino giochi da tavolo, cibi e bevande, tutto il necessario per il viaggio ultraterreno della coppia. 

E poi gli imponenti sarcofagi, tre per lui e due per lei, sui quali erano adagiate ghirlande di fiori secchi. Oltre 460 manufatti che sembrano realizzati poco tempo fa ma che invece hanno più di 3mila anni. «Un vero unicum, spiega Enrico Ferraris uno dei curatori del riallestimento, perché questi materiali anziché parlarci di faraoni e regine ci raccontano della vita quotidiana del villaggio di Deir el-Medina», la comunità di artigiani impegnati nello scavo e nella decorazione delle tombe della Valle dei Re e delle Regine: in particolare ci raccontano della vita del capocantiere Kha e della consorte Merit. Era il 15 febbraio 1906 quando Ernesto Schiaparelli, allora direttore del Museo Egizio e della Missione Archeologica Italiana, portava alla luce, con una squadra di 200 operai e dopo quasi trenta giorni di lavoro, la piccola ma grandiosa sepoltura della coppia sfuggita al saccheggio dei tombaroli. 

Oggi, grazie alle foto e ai rilievi dell’epoca, il Politecnico di Milano sotto la direzione di Corinna Rossi ha realizzato un modello in 3D della tomba: nel video si osserva una cappella con volta a botte, sormontata da una piramide e preceduta da un piccolo cortile. Da qui un pozzo permetteva la discesa in un lungo corridoio sotterraneo al fondo del quale una porta di legno chiudeva la camera funeraria. «Il corredo, continua Ferraris, fu trasferito al Cairo e in seguito a Torino dove venne allestito nel 1908. Gli oggetti da allora sono sempre i medesimi, ma è cambiato il modo di studiarli». 

Accessibilità, tutela e conservazione nonché ricerca scientifica hanno ispirato il riallestimento per una nuova narrazione, frutto del lavoro di squadra di tutto il personale del museo.  L’analisi e il restauro di un centinaio di tessuti è stato portato avanti da Giulia PallottiniOgni tessuto, ogni marchio, ogni intreccio ci parla di chi li ha indossati e realizzati»), mentre una teca anossica (priva di ossigeno) di grande formato è stata appositamente realizzata per custodire in sicurezza il Papiro dei Morti di Kha, lungo 14 metri, ovvero quel repertorio di formule che costituiva una sorta di viatico per il viaggio del defunto nell’aldilà. Prima di essere posto sottovetro, il papiro è stato oggetto di accurate indagini e sottoposto a tecniche diagnostiche non invasive per analizzarne i pigmenti, individuarne le integrazioni e i restauri precedenti. Allo stesso tempo, è stata avviata l’edizione filologica del testo. A spiegarne i dettagli è Susanne Töpfer responsabile della papiroteca che ci anticipa che presto sarà creato all’interno del Museo un centro di ricerca dedicato allo studio della scrittura. Ma per questo bisognerà attendere il nuovo anno. 

 

La Sala 7 del Museo Egizio di Torino con la tomba di Kha e Merit. Foto Museo Egizio Torino

Laura Giuliani, 06 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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Al Museo Egizio di Torino una colletta «illumina» la tomba di Kha e Merit | Laura Giuliani

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