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La forte affluenza di pubblico e il bel tempo hanno contribuito a enfatizzare l’atmosfera al Grand Palais

Cortesia di Art Basel

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La forte affluenza di pubblico e il bel tempo hanno contribuito a enfatizzare l’atmosfera al Grand Palais

Cortesia di Art Basel

Ottimo debutto di Art Basel al Grand Palais

Grandi nomi di collezionisti e tante vendite sin dall’inizio della terza edizione della super fiera nella capitale francese

Gareth Harris, Anny Shaw

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Nonostante la Francia si trovi ad affrontare una serie di sfide sotto un nuovo governo di coalizione di centro-destra, si è parlato poco di politiche interne al Grand Palais durante Art Basel Paris (dal 18 al 20 ottobre), dove 195 gallerie di 42 Paesi hanno presentato opere per centinaia di milioni di euro. Mentre Frieze si è imposta da sempre come fiera d’arte per l’avanguardia, Art Basel ha sempre servito un mercato più storico e di prim’ordine. In omaggio allo status di mercato secondario della fiera e alla grande mostra surrealista attualmente in corso al Pompidou, White Cube ha esposto all’esterno del suo stand una piccola tela di Salvador Dalí degli anni Quaranta, al prezzo di 1,35 milioni di euro. La galleria, che sta rapidamente incrementando la sua attività sul mercato secondario, ha venduto, tra le altre, opere di Lucio Fontana (1,3 milioni di euro) e Joseph Albers (570mila euro) nelle prime ore di apertura della fiera. Inoltre, ha registrato la vendita più grande del giorno di apertura: «Insile» di Julie Mehretu del 2013 è stata infatti venduta per 9,5 milioni di dollari. «Gli affari sono andati molto bene», ha affermato Mathieu Paris, direttore senior di White Cube. Un sentimento che ha trovato eco in tutta la rassegna durante il primo giorno. Le opere storiche che arrivavano sul mercato per la prima volta sono state molto apprezzate nello stand di Hauser & Wirth, tra cui un dipinto di Ed Clark del 1989, venduto per 950mila dollari, e un’opera su carta a tecnica mista di Louise Bourgeois del 2006, che ha trovato casa per 2 milioni di dollari. La maggior parte delle vendite segnalate, tuttavia, sono state al di sotto dei 500mila dollari. Come ha detto un anonimo dealer francese: «Dopo il mezzo milione, diventa più difficile».

Installation view dello stand di Hauser & Wirth. Cortesia di Art Basel

Una politica dei prezzi oculata mantiene il mercato in movimento, anche se i galleristi sono alle prese con l’aumento dei costi. «Ci sono alcune buone opportunità sul mercato, chi è intelligente ha “aggiustato” i prezzi. Questo è un momento per gli acquirenti», ha dichiarato Elizabeth Dee, gallerista di New York e fondatrice della fiera d’arte Independent. Le opere più recenti sono state vendute a un ritmo relativamente sostenuto sul mercato primario mentre le transazioni secondarie, di valore più elevato, hanno richiesto più tempo per essere concluse. La gallerista londinese Alison Jacques, il cui stand è destinato a soddisfare i gusti surrealisti, ha trovato rapidamente casa per pezzi di Sheila Hicks (375mila dollari) e Lenore Tawney (prezzi compresi tra 45mila e 95mila dollari). Sul mercato secondario, un dipinto di Dorothea Tanning degli anni Settanta è stato riservato a un museo per 600mila dollari. A Parigi nello stesso periodo si sono svolte anche diverse fiere d’arte satellite, tra cui una Paris Internationale ampliata, Offscreen, Nada (la sua prima volta in città) e un progetto pop-up di otto gallerie a Place des Vosges. Marc Payot, presidente di Hauser & Wirth, ha suggerito che una pausa di una settimana (o più) tra Frieze e Art Basel a Parigi potrebbe essere utile: «La maggior parte delle persone non farà due fiere di seguito. Se si lavora in un museo statunitense, stare via per due settimane non è sostenibile».

Ciononostante, i gruppi museali erano presenti durante l’inaugurazione VIP. Gli espositori hanno notato la presenza di fiduciari e funzionari dei musei di Detroit, San Francisco, Los Angeles, Chicago, Taiwan, Singapore, Corea e Hong Kong, mentre importanti collezionisti, tra cui Don e Mera Rubell e Susan e Michael Hort, hanno curiosato tra i corridoi dell’esposizione. Secondo l’ultimo Art Basel/UBS Art Market Report, il mercato francese rimane una fetta relativamente piccola della torta, pari al 7% del commercio globale. L’arrivo di Art Basel e l’afflusso di mega-dealer globali a Parigi negli ultimi anni dovrebbero incrementare significativamente questa cifra. La quota del Regno Unito, in confronto, è attualmente del 17%. Alcuni galleristi locali, tuttavia, mettono in dubbio l’impatto delle grandi gallerie sul mercato nazionale. «Per le gallerie francesi, la contraddizione è che Parigi è stata messa sulla mappa», afferma Isabelle Alfonsi, cofondatrice della galleria Marcelle Alix, i cui clienti includono il magnate del lusso François Pinault. «Ma per le gallerie di dimensioni modeste non è come se ci fosse un’enorme torta di cui tutti possono godere. Sono i più grandi ad avere i pezzi più grossi e noi dobbiamo lottare per le briciole». 

Guillaume Sultana, proprietario della galleria parigina Sultana, ritiene che la città «stia vivendo il suo momento di rinascita». E ha aggiunto: «Con le mostre di grande peso nelle gallerie, nei musei e nelle istituzioni, sembra che l’ecosistema artistico parigino stia funzionando come una macchina ben oliata». Il gallerista è scettico sul fatto che ci siano abbastanza collezionisti francesi per sostenere l’afflusso di gallerie internazionali. «Purtroppo non ce ne sono abbastanza, soprattutto nella categoria dell'arte contemporanea», afferma. «I collezionisti francesi sono molto colti e preparati, e c'è una grande tradizione di collezionismo d’arte in Francia; tuttavia, tendono a essere molto conservatori e avversi al rischio con le loro abitudini di collezionismo e il loro approccio quando si tratta di arte contemporanea».  Grazie comunque alle sue radici storiche, Art Basel è ben preparata per colmare il divario tra gli acquirenti di opere antiche e di quelle più recenti e porta a Parigi un pubblico internazionale. Payot sottolinea come la nuova generazione sia desiderosa di raccogliere il testimone: «In Francia c’è una generazione attiva di collezionisti, figli di collezionisti affermati che vogliono far parte della scena dell’arte contemporanea». Nonostante i venti contrari che hanno colpito il mercato dell’arte e alcuni problemi logistici legati alle temperature fuori stagione e alla mancanza di opzioni di ristorazione nel Grand Palais, Art Basel a Parigi si è certamente reinventata quest’anno. Come dice András Szántó, autore e consulente di strategia culturale con sede a New York: «Art Basel nel Grand Palais ha il fattore novità e il fattore storia. È un vantaggio per tutti».

 

Una Paris Internationale ampliata (nella foto, lo stand di The Breeder) è una delle fiere d’arte satellite aperte a Parigi questa settimana. Foto: Margot Montigny

Gareth Harris, Anny Shaw, 21 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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