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Erdogan censura anche l'arte

Erdogan censura anche l'arte

Gareth Harris, Anny Shaw

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Presto una guida di consulenza legale per artisti e musei vittime di processi

Con i crescenti episodi di censura, musei e centri d’arte turchi trovano modi sempre più agili e articolati per affrontare il mutevole paesaggio culturale del Paese governato da Recep Tayyip Erdogan. Nel corso dell’anno la piattaforma di ricerca online Siyah Bant pubblicherà un’apposita «guida» a uso degli spazi culturali e degli artisti turchi implicati in casi di censura. «Potrei citare un centinaio di casi terribili solo a partire dall’anno scorso. Sarebbe un errore pensare che si tratti di casi eccezionali o scollegati tra di loro. Questo Zeitgeist fa apparire le lotte culturali di fine anni ’80 come giochi da bambini», afferma Vasif Kortun, direttore di Salt Beyoglu, uno dei principali spazi di arte contemporanea di Istanbul. Alcuni ritengono che la chiusura di Salt Beyoglu lo scorso dicembre sia un chiaro esempio di censura di stato. La galleria privata non profit ha ospitato mostre sul clima di agitazione politica del Paese, compreso il colpo di stato militare di settembre 1980. Tuttavia, Kortun spiega che lo spazio è stato chiuso perché non aveva i necessari permessi edilizi. La sede di Salt Galata è invece ancora aperta.

Il giro di vite turco sulla libertà di espressione si è intensificato a fine 2015 ma molti individuano come punto di svolta i fatti di Gezi Park nell’estate del 2013, quando gli attivisti protestarono contro il progetto di riqualificazione del sito in centro a Istanbul. Da allora, è aumentata la pressione sull’arte, dichiara un portavoce di Siyah Bant, piattaforma di ricerca lanciata nel 2011 che documenta la censura sull’arte in atto in tutta la Turchia. La guida legale che Siyah Bant pubblicherà a breve è stata preparata da uno dei suoi rappresentanti, Pelin Basaran, con Ulas Karan dello Human Rights Law Resarch Centre della Biligi University di Istanbul. 

Il nuovo manuale si concentra sui diritti di musei, centri culturali e artisti e offre consulenza legale per chi è vittima di processi in materia di censura. «Uno dei maggiori ostacoli alla libertà dell’arte è il fatto che la legislazione penale, in particolare le norme a protezione di alcune cariche politiche, e quella antiterrorismo, vengono chiamate in causa per deligittimare l’espressione artistica», spiega un portavoce di Siyah Bant. Molti temono inoltre che l’autocensura sia diventata pratica comune, soprattutto alla luce della crescente violenza seguita alle elezioni generali di giugno. «La mancanza di libertà di espressione spaventa tutti», dichiara l’artista di Istanbul Taner Ceylan.

Nel frattempo, alcune istituzioni hanno rivisto i loro programmi espositivi trovando modi «astratti» per riferirsi alla censura. La prima collettiva di Alt, un nuovo spazio nel complesso culturale Bomontiada, si intitola «Se non puoi passare attraverso la porta, fallo attraverso la finestra» ed espone fino al 26 marzo opere di Aykan Safoglu, Hasan Ozgur Top e Hera Buyuktasciyan. Mari Spirito, direttore di Alt, dichiara che la mostra è sull’«ingenuità» e il modo in cui la gente deve affrontare l’establishment per poter partecipare alla vita sociale. 

 

Gareth Harris, Anny Shaw, 04 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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