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Una veduta della mostra che celebra i 50 anni del Mulino Bianco al Mimit, Roma

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Una veduta della mostra che celebra i 50 anni del Mulino Bianco al Mimit, Roma

50 anni di Mulino Bianco al Mimit

«È nato con l’idea di offrire un prodotto genuino, negli anni Settanta genuino voleva dire ben fatto», afferma il vicepresidente del gruppo Paolo Barilla. «È un marchio che continua a evolversi, soprattutto collaborando con tantissime persone che ci aiutano»

Gianfranco Ferroni

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Palazzo Piacentini, in via Veneto, a Roma, ospita una mostra dedicata ai 50 anni del Mulino Bianco (fino al 30 ottobre). Emblema di Barilla, viene celebrato con un’esposizione allestita all’interno del Mimit-Ministero delle Imprese e del Made in Italy: in quello stesso luogo, nel 2023, Barilla era stata protagonista nella rassegna «Identitalia-The Iconic Italian Brands», quando trovò spazio anche la pasta, prodotta dal gruppo dal 1877 e sinonimo di gusto e tradizione mediterranea in oltre 100 nazioni, oltre ai prodotti bakery del Mulino Bianco, che dal 1975 è sinonimo per eccellenza dell’Italia a colazione. 

L’archivio storico Barilla è ricchissimo e parte dai lavori di Erberto Carboni, l’artista che ha immaginato il logo di Barilla, fino ai giorni nostri, passando per oggetti di ieri e di oggi come la «Sveglia» del Mulino, maxi sorpresa delle raccolte punti del Mulino Bianco, poster e visual d’epoca e oltre 60 spot video, a partire dallo storico «Carosello» con la cantante Mina, le pubblicità d’autore realizzate da registi del calibro di Federico Fellini e Wim Wenders, capolavori senza tempo ormai entrati nell’immaginario collettivo, come «La bambina e il gattino», o la serie sulla «Famiglia del Mulino Bianco». 

Per Paolo Barilla, vicepresidente del gruppo, «Mulino Bianco è nato in bianco e nero, quando la televisione non aveva ancora il colore. Poi ha continuato, ha fatto il suo percorso. Oggi inizia ad andare all’estero, è presente sui mercati europei, è presente in Nord America per cui va avanti. Ma la cosa interessante di Mulino è che non è mai rimasta sé stessa, perché ha cambiato nel tempo, per seguire quelle che erano le esigenze delle persone dal punto di vista del gusto, della nutrizione e sui temi dell’agricoltura per essere un prodotto sempre migliore, per cui ha abbracciato anche tante collaborazioni interessanti che l’hanno stimolata nel suo percorso e l’hanno accompagnata in un periodo bellissimo, dove tantissime cose si sono evolute, sono cambiate, speriamo sempre in meglio. È quello che ci auguriamo e quello su cui lavoriamo ancora adesso per il futuro». Inoltre, «Mulino Bianco è nato con l’idea di offrire un prodotto genuino, negli anni Settanta genuino voleva dire ben fatto. Quello spirito c’è, è intatto, anzi è più vigoroso che mai, però oggi ha degli aspetti molto tecnici, di modernità, di tecnologia e soprattutto di grandi collaborazioni, per cui lavoriamo con la parte agricola. Abbiamo stipulato la carta del Mulino che sono dei protocolli d’intesa per migliorare tutte quelle che sono le pratiche. Abbiamo lavorato con il Wwf per valorizzare i suoli, per fare la biodiversità. Abbiamo lavorato anche con delle università che ci insegnano tantissime cose: Mulino è un marchio che continua a evolversi, soprattutto collaborando con tantissime persone che ci aiutano».

All’inaugurazione era presente anche il presidente dell’Ice-Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Matteo Zoppas, il quale ha sottolineato che «è un orgoglio partecipare ai 50 anni di questo marchio, Mulino Bianco, che conosciamo da quando siamo nati, una di quelle teste di ponte che hanno aperto il mercato dell’agroalimentare italiano nel mondo, insieme naturalmente a Barilla, una cosa di cui stanno beneficiando tutte le aziende che oggi vogliono andare all’estero, perché il Made in Italy è stato creato negli anni da questi marchi, da queste famiglie, da questi imprenditori che hanno saputo costruire qualcosa di importante».

Una veduta della mostra che celebra i 50 anni del Mulino Bianco al Mimit, Roma

Gianfranco Ferroni, 15 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

50 anni di Mulino Bianco al Mimit | Gianfranco Ferroni

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