Cristina Giopp
Leggi i suoi articoliArtissima si prepara a inaugurare la sua 29esima edizione, dal 4 al 6 novembre 2022, presso l’Oval Lingotto di Torino. La principale fiera italiana d’arte contemporanea, quest’anno diretta da Luigi Fassi, fa il suo atteso ritorno con 174 gallerie italiane e internazionali, 4 sezioni consolidate (Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions) e 3 sezioni curate (Disegni, Present Future e Back to the Future) che rimarcano la rilevanza internazionale e confermano un forte segnale di continuità nonché di proiezione al futuro.
Il tema che farà da filo conduttore è «Transformative Experience», un concetto elaborato dalla filosofa americana L.A. Paul e pubblicato nell’omonimo testo da Oxford University Press. Secondo l’autrice un’esperienza trasformativa è un evento che, senza poter essere valutato in anticipo, può cambiare radicalmente la persona che lo vive, mettendone in crisi le aspettative prefigurate razionalmente e aprendo la prospettiva verso l’ignoto. Essere aperti al cambiamento, cogliendo le continue innovazioni e i sempre nuovi scenari che si dispiegano di fronte a noi, è da considerarsi ormai un carattere indispensabile delle persone che vivono il proprio tempo.
E allora, in attesa che Artissima apra le porte, andiamo alla scoperta del tema in 10 passi, intervistando 10 personalità che si sono distinte ognuna nel proprio campo e la cui esperienza può essere d’ispirazione. Quale scelta di vita, fatto o evento li ha cambiati profondamente, rendendoli persone diverse? Insomma, qual è stata la loro «Transformative Experience»?
Il primo di questi dieci passi lo facciamo oggi in compagnia di Luigi Fassi, nuovo direttore di Artissima.
La sua storia in 3 righe.
Sinora è stata una lunga avventura di viaggi, amici, libri e tante città tra Europa e Stati Uniti, con la sensazione che le sorprese siano sempre dietro l’angolo.
Qual è stata la sua «Transformative Experience» culturale?
Una decisiva esperienza culturale trasformativa fu la visione di «Alibi» di Meg Stuart nel 2001 allo Schauspielhaus di Zurigo. Meg Stuart aveva composto la nuova coreografia di «Alibi» subito prima del crollo delle Torri Gemelle, mentre era in residenza in Svizzera, ma durante le prove a Zurigo, lontana dalla sua New York, giunse a lei e ai danzatori quella terribile notizia. Inevitabilmente il trauma si travasò nello spirito della produzione, segnata da una parziale riscrittura che ne accentuò la temperatura emotiva assieme al suo già originario disagio. Furono due ore di scene irrequiete e nervose, in una sconcertante riflessione sulla violenza, dove l’autolesionismo manifesto e la perdita di sicurezza erano celebrate con una crudezza tormentata e non arginabile.
Con quale artista (vivente e non) le piacerebbe prendere un caffè ad Artissima e perché?
Idealmente con Martin Kippenberger, per farmi raccontare di Colonia, di Firenze, della metropolitana trasportabile e di come trasformare la malinconia in sublime ironia.
Cristina Giopp è storica dell’arte e divulgatrice (Ig: thegirlinthegallery)
Qui gli altri 10 passi già pubblicati:
1. Luigi Fassi
2. Alessio Vannetti
3. L.A. Paul
4. Ohad Naharin
5. Andrea Molaioli
6. Pier Luigi Pizzi
7. Matteo Thun
8. Emilio Re Rebaudengo
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