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The Art Newspaper
Leggi i suoi articoliBasilea. Ieri pomeriggio mentre visitatori e collezionisti cominciavano ad assieparsi all’entrata di Art Basel per il vernissage, un gruppo di performer seminudi, con il corpo pitturato di rosso, danzava tutt’intorno alla Messeplatz. La reazione della polizia svizzera non si è fatta attendere, e il gruppo degli ignudi ha dovuto sgomberare, non prima di aver coperto le pudenda con coperte isotermiche dorate. «La polizia ci ha detto che non potevamo farlo», ha spiegato uno dei pochi componenti del gruppo vestito di tutto punto e con in mano un pacco di volantini con su scritto «fate l’amore». La performance, di breve durata, non aveva niente a che vedere con l’installazione che occupa lo spazio antistante la fiera di Basilea. «Penso che fosse qualcosa di spirituale», azzarda una delle guide di Art Basel che si trovava nei paraggi. La folla sembrava sconcertata, ma il vero materiale esplicito in realtà era dentro la fiera.
Natura intonata
I visitatori della sezione Unlimited della fiera sentiranno una musica di pianoforte provenire dall’installazione di Rashid Johnson «Antoine’s Organ» (2016) dove l’opera è «attivata» dal pianista Antoine Baldwin, nascosto dietro scaffali di piante da appartamento, libri e burro di karitè. Se un collezionista o un museo sono disponibili a sborsare 950mila dollari, spiega una portavoce di Hauser & Wirth, la galleria che rappresenta l’artista, la struttura si arricchisce di un supplemento di «tipiche piante d’appartamento, coltivate in loco». E gli acquirenti dovranno anche adottare Baldwin? Anche se l’opera prende il nome dal pianista di formazione classica, «la può mettere in moto qualunque musicista», assicura la portavoce della galleria, che però non ci ha saputo dire quale livello di abilità si debba avere. Forse la cosa migliore è trovarsi un giardiniere a cui piaccia anche strimpellare.
Dancing king
Dove va a rilassarsi il direttore della più grande fiera d’arte del mondo dopo la giornata riservata ai vip? Forse va a sorseggiare champagne e addentare tartine di pesce crudo all’inaugurazione Audemars Piguet di Semiconductor? O si scola un Aperol Spritz al bar della Kunsthalle? No. Marc Spiegler è stato avvistato sulla pista da ballo della festa più trendy della città, ospitata da 11 delle gallerie più vivaci della fiera Liste, tra cui la Dan Gunn di Berlino, Lomex di New York, Koppe Astner di Glasgow e Arcadia Missa di London. Mentre Spiegler si scatenava al Balz, a fargli da contorno c’erano giovani artisti e galleristi nonché alcuni dei più importanti scopritori di talenti di Londra, come Sarah McCrory, la direttrice della Goldsmiths Gallery, di prossima apertura, e Simon Parris, responsabile della programmazione della South London Gallery. E con la gente che si riversava in strada, per bere e fumare davanti alla porta del negozio accanto, il Piccadilly Shop, sembrava davvero che Basilea fosse un po' Londra.
Ora sappiamo dove Damien Hirst trova l'ispirazione
La volete un’opera che ritrae Damien Hirst seduto sul water? Allora andate nel negozio temporaneo vicino alla fiera Liste che vende delle statuine dello Young British Artist seduto sulla tazza del cesso. La Hirst-scultura è un parto della mente del mercante Jérémie Jean-Ferdinand Maret, fondatore della galleria The Proposal, che l’ha fatta produrre in Cina in una fabbrica vicino a Shenzhen in un’edizione di 200 (ognuna costa 500 dollari). «Quando siamo al gabinetto siamo tutti uguali», asserisce Maret, e aggiunge: «A proposito, il corpo è il mio e la testa è quella di Damien».
Pupazzi e confessioni
I coccolosi animali giganti opera del designer Porky Hefer visibili nello stand condiviso dalla Leonardo DiCaprio Foundation, Southern Guild e SFA Advisory in Design Miami/Basel riescono a trasformare in dei bambinoni anche i galleristi e collezionisti più scafati. Le persone «si illuminano» e sembrano «allentare il controllo», assicura Lezanne van Heerden, la direttrice di Southern Guild Gallery, che rappresenta Hefer. Un azzimato visitatore della preview Vip si è letteralmente «fiondato» su un gigantesco orso polare. Le tenere creature, commissionate dalla fondazione per attirare l’attenzione sul pericolo della loro estinzione, sono state al centro di un convegno tenutosi questa settimana e presieduto da Rodman Primack, responsabile creativo di Design Miami. Ma la domanda che tutti si sono fatti era: Porky Hefer si chiama proprio così? «Hefer è il mio vero cognome», rivela il designer, prima di ammettere che il soprannome «Porky» gliel’ha affibbiato il fratello: «Mi dava del grassone in tutti i modi possibili».

I balli sulla Messeplatz di Basilea dei performer seminudi dipinti di rosso sono stati prontamente interrotti dalla polizia Foto: © José da Silva
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