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«I Build My Skin with rocks» (2022) di Sandra Mujinga allestita all’interno dell’Hamburger Bahnhof di Berlino

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«I Build My Skin with rocks» (2022) di Sandra Mujinga allestita all’interno dell’Hamburger Bahnhof di Berlino

A Berlino l’arte parte dalla stazione ferroviaria

Il Governo federale ha finalmente acquistato l’edificio ottocentesco dell’Hamburger Bahnhof per 66 milioni di euro che, insieme alle vicine Rieckhallen pagate 100 milioni, accoglierà il più vasto museo d’arte contemporanea del continente

Francesca Petretto

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I Musei Statali di Berlino e la Fondazione per il Patrimonio Culturale Prussiano (Spk, Staatliche Museen zu Berlin), cui fanno capo, hanno portato a casa un risultato insperato con l’acquisizione dell’Hamburger Bahnhof. Il Governo federale (Bund) ha messo a disposizione i 66 milioni di euro necessari all’acquisto dell’edifico ottocentesco di proprietà della società immobiliare austriaca CA Immo, che è così passato dallo status di «domicilio provvisorio» a quello di residenza stabile delle collezioni di arte contemporanea della Nationalgalerie.

La notizia è stata comunicata dalla ministra della Cultura Claudia Roth che ha anche confermato le voci che davano per imminente l’acquisto per 100 milioni di euro delle vicine Rieckhallen, gli ex depositi ferroviari, stavolta a spese del Senato di Berlino ma sempre a beneficio del Museum für Gegenwart (Museo di arte del presente).

Dopo anni di incertezze contrattuali e con il timore che gli ultimi proprietari potessero decidere di vendere l’intera struttura a un investitore privato anziché prorogare il termine del contratto di locazione in essere, il team di Hermann Parzinger (il presidente della Spk) ha chiuso una difficile trattativa che si trascinava da tempo.
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Costruita da Friedrich Neuhaus nel 1847, l’architettura neoclassica convertita in sede espositiva già ai primi del Novecento è quanto rimane del grande complesso della vecchia stazione ferroviaria, capolinea della tratta Berlino-Amburgo, parzialmente distrutta dai bombardamenti del 1944. Due conflitti mondiali, la divisione in settori della capitale occupata dagli eserciti vincitori della seconda guerra mondiale e l’incuria dei diversi proprietari avvicendatisi negli anni avevano portato lentamente alla sua chiusura, protrattasi fino al 1996 quando, grazie all’interessamento del Governo del Land e della Fondazione prussiana e dopo 9 anni di restauri, il nuovo Hamburger Bahnhof Museum poteva finalmente essere inaugurato.

Il più vasto museo europeo di arte contemporanea si avvale anche dei sopracitati spazi delle Rieckhallen, 330 metri di lunghezza di ex magazzini ferroviari, restaurati e utilizzabili come spazio per mostre nonché sede della grande, assai discussa (per i trascorsi nazisti del suo fondatore) Collezione Flick di arte del ’900.

«Con queste acquisizioni, ha dichiarato Claudia Roth, stiamo assicurando a Berlino molto più di un semplice museo. Stiamo assicurando il futuro della Fondazione del patrimonio prussiano in quanto istituzione culturale più importante del nostro Paese». Il bavarese Hermann Parzingerha parlato invece di un «grande momento di politica culturale» per la Germania, prova del fatto che c’è una nuova sensibilità politica che travalica le divergenze partitiche e territoriali: «Non era affatto scontato che il Bund e il Land Berlino facessero un tale investimento in questi tempi di crisi». Che si sia finalmente appianato lo storico dissenso tra i due organi istituzionali?

«I Build My Skin with rocks» (2022) di Sandra Mujinga allestita all’interno dell’Hamburger Bahnhof di Berlino

L’Hamburger Bahnhof di Berlino

Francesca Petretto, 10 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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