Novecento metri, undici minuti a piedi. Tale è la (poca) distanza, in centro a Bologna, tra gli antichi palazzi Albergati e Pallavicini, da anni sedi espositive piuttosto frequentate. Sono gestiti da società private: nel primo caso dall’azienda Arthemisia di Roma presieduta da Iole Siena, nel secondo dalla piccola Pallavicini srl di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci.
«Davide contro Golia», come Petroni definisce le due organizzazioni artistiche proprio per dimostrarne la diversa «forza d’urto», si scontrano nel nome del già di suo iperesposto Antonio Ligabue (Zurigo, 1899-Gualtieri, 1965), ora al centro di due rassegne monografiche che apriranno a Bologna nello stesso periodo, dopo l’estate. Lo stesso argomento in una città che, seppur poco distante da Gualtieri (Re) dove l’artista ha vissuto quasi l’intera esistenza, non ha molto a che vedere con lui. Scelte, dunque, senza specifiche motivazioni scientifiche, come emerge sentendo i protagonisti, e una buona dose di casualità per la concomitanza tra «Antonio Ligabue» a Palazzo Albergati dal 18 settembre a fine marzo ’25 e «Ligabue» dal 3 ottobre al 28 febbraio ’25 a Palazzo Pallavicini.
Casualità che ora, forse, porterà a una collaborazione, magari a un biglietto comune che possa un po’ supplire a un certo imbarazzo palpabile ascoltando le parti. «Gestiamo Palazzo Pallavicini dal 2016 e avevamo questa proposta su Ligabue attiva da alcuni anni, spiega Deborah Petroni. Non siamo un colosso che fa mostre in tutta Italia come Arthemisia e dobbiamo ponderare bene le nostre scelte che definiamo in genere un anno prima dell’apertura. Siamo certamente Davide contro Golia e siamo rimasti spiazzati quando, poche ore dopo la diffusione della notizia della nostra rassegna, organizzata insieme alla Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue, abbiamo visto la comunicazione dell’altra società. Certo può essere una bella occasione per Bologna di vedere oltre 180 opere tra i due eventi e siamo apertissimi alla collaborazione». In otto sale di Palazzo Pallavicini, che «ospiteranno per la prima volta in assoluto a Bologna il pittore», si legge nel comunicato stampa, si racconterà la vicenda di Ligabue attraverso 60 dipinti, 10 sculture e 10 disegni.
«Non c’è mai stata una mostra di Ligabue a Bologna, spiega Iole Siena, presidente di Arthemisia, e ora ne apriamo due contemporaneamente o quasi, anche se è una pura coincidenza visto che noi organizziamo dal 2017, nel Complesso del Vittoriano di Roma, rassegne sul pittore che, a mio parere, merita una maggior conoscenza anche internazionale. Già da mesi abbiamo programmato questo appuntamento nella regione dove l’artista ha vissuto e dove il prossimo anno si festeggerà il sessantesimo della morte (è prevista dunque un’altra serie di appuntamenti, Ndr). Con Palazzo Pallavicini siamo amici e siamo disponibili a qualche forma di collaborazione: da parte nostra la mostra, che presenta 100 opere tra oli, disegni e sculture, è curata da Francesco Negri. Lo studioso ha scritto il catalogo ragionato delle opere e ha organizzato un appuntamento con molti inediti. Primo tra tutti, un albo di disegni che si credeva scomparso e invece sarà per la prima volta esposto, insieme ad alcune figurine che Ligabue utilizzava per riprodurre gli animali “esotici” come tigri ed elefanti che raffigurava».
Può nascere una nuova formula espositiva, «duelli» ravvicinati anche fisicamente sui medesimi temi? Chissà se il pubblico apprezzerà oppure farà delle scelte in base, magari, ai costi del biglietto, alla comodità di visita, all’offerta «a latere»: in contemporanea a Palazzo Pallavicini, ad esempio, ci sarà anche una rassegna sulla fotografa Tina Modotti (Udine, 1896-Città del Messico, 1942).