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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliA Bologna è partito nell’estate il restauro di Palazzo Pepoli Campogrande, per il quale sono stati investiti un milione e 390mila euro provenienti dal Pnrr: finanziamenti che permetteranno di «creare un percorso dedicato all’arte bolognese del Settecento, ponendo in dialogo le pregevoli decorazioni ad affresco che ricoprono i soffitti dell’edificio e una selezione di dipinti e sculture dei Musei Nazionali di Bologna. L’insieme degli interventi restituirà un polo con grandi potenzialità anche grazie all’accordo di valorizzazione siglato con il Comune, proprietario degli ambienti», riassume la responsabile del progetto Carolina Tenti, supportata dagli Studi Consilium di Firenze e Archiplan di Mantova nonché dagli esperti Massimo Cotti, Grazia Agostini ed Emanuela Fiori.
Il cronoprogramma dei lavori vedrà intanto concludersi in queste settimane la ricognizione delle opere dei depositi e la predisposizione degli spazi oggetto dei lavori, mentre tutto il 2025 servirà per le attività che saranno seguite dal riallestimento delle opere, con riapertura al pubblico prevista nella primavera del 2026.
Palazzo Pepoli Campogrande, altrimenti detto Palazzo Pepoli Nuovo, definito così per differenziarlo dal fronteggiante trecentesco Palazzo Pepoli Vecchio (sede dell’ex Museo della Storia di Bologna di Genus Bononiae), viene costruito a partire dagli anni Sessanta del XVII secolo per volere di Odoardo Pepoli di cui fu la residenza signorile. Oggi l’edificio, per la parte comunale, è una delle sedi della Pinacoteca Nazionale diretta da Maria Luisa Pacelli (che aggiunge sulle finalità dell’intervento: «Il pubblico accederà ai depositi e potrà interrogare i database relativo al patrimonio e l’importante Archivio fotografico oggetto di un intervento di digitalizzazione. Il fine è quello di istituire un centro di ricerca e didattica focalizzato sulla tutela») e ospita parte della settecentesca Quadreria Zambeccari del marchese Giacomo Zambeccari, entrata nelle raccolte statali nel 1884.
Ma il piano nobile, al quale si accede attraverso uno scalone con decorazioni di Domenico Maria Canuti (1625-84), è anche un museo di sé stesso: è infatti un catalogo visivo della decorazione bolognese tra la seconda metà del Seicento e gli inizi del secolo successivo con il salone d’onore dominato dalla amplissima «Apoteosi di Ercole» di Canuti stesso e altri saloni decorati dai fratelli Antonio e Giuseppe Maria Rolli, Giuseppe Maria Crespi (1665-1747) e Donato Creti (1671-1749).
Molti, appunto, i lavori finanziati. La prima fase dell’intervento appena iniziato prevede l’adeguamento degli impianti meccanici di climatizzazione e la revisione generale dell’assetto illuminotecnico degli ambienti museali, attraverso un investimento di 660mila euro. La seconda fase prevede il riallestimento generale delle sale espositive e degli ambienti di servizio al fine di rafforzare l’accessibilità e la fruibilità delle collezioni, cui si aggiunge la programmazione per le visite dei depositi museali. Il tutto con un investimento di altri 623mila euro. Infine, per un costo di 106mila euro, altri lavori tecnici a conclusione del progetto.

Facciata di Palazzo Pepoli Campogrande a Bologna
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