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Una veduta del soffitto della Cappella del Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze

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Una veduta del soffitto della Cappella del Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze

A Firenze riapre la Cappella del Giglio riservata agli uomini

La Cappella fa parte del Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi nella cui chiesa, all’epoca dei Cistercensi, le donne erano ammesse soltanto due volte l’anno

Laura Lombardi

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A Firenze si è concluso il restauro della Cappella di Santa Maria del Giglio facente parte del Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, il cui aspetto attuale si deve per la gran parte a Giuliano Sangallo, che negli ultimi decenni del Quattrocento realizzò il bel quadriportico antistante la chiesa e rinnovò chiesa e convento. La piccola struttura della Cappella del Giglio si trova a destra dell’ingresso principale su Borgo Pinti, è incassata tra il muro perimetrale e il quadriportico e risale invece all’inizio del XV secolo, quando venne fatta edificare dai Cistercensi per le donne devote, che non erano ammesse alla chiesa principale se non due volte all’anno in celebrazioni speciali. 

La Cappella riapre dopo essere stata a lungo inaccessibile, fatta eccezione per le visite del sabato guidate dai restauratori al lavoro su affreschi e ornamenti grazie a finanziamenti ministeriali e sotto la guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

Il Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi non è molto noto al grande pubblico, ma presenta un patrimonio stratificato nei secoli, sebbene in parte disperso negli anni delle soppressioni napoleoniche e poi delle esportazioni illegali avvenute fin nel Novecento. Nato come piccolo oratorio femminile nel 1250 dedicato al culto di Maria Maddalena Penitente, diviene dimora dei monaci cistercensi per volontà di papa Eugenio IV nel 1442, completamente rinnovato da Giuliano da Sangallo negli ultimi decenni del Quattrocento. Sul finire del secolo la famiglia Pucci commissiona a Perugino la «Crocifissione» nella Sala capitolare del Convento (ora visibile da ingresso in via della Colonna, dove è il Liceo Michelangiolo). Ai monaci succedono poi le monache carmelitane di San Frediano; al momento di lasciare nel 1928 il convento, le monache portano il corpo di Maria Maddalena (che nel 1669 era stata canonizzata santa) nell’attuale monastero di Careggi, dove è ora ospitata nell’urna per lei creata da Giovan Battista Foggini nel 1720.

La Cappella del Giglio ha conservato l’assetto voluto dalla famiglia baronale dei Neri con i cicli affrescati da Bernardo Barbatelli detto Bernardino Poccetti a partire dal 1598, raffiguranti l’Incoronazione di Maria, Storie di san Bernardo Chiaravalle, fondatore dell’ordine cistercense, e di Filippo Neri precedenti la sua santificazione nel 1622. A Passignano spetta invece la pala d’altare con i «Santi Achilleo e Nereo», in sostituzione dell’opera di Cosimo Rosselli spostata nella chiesa. Alle pareti dell’ambiente maggiore della Cappella sono dipinti episodi della vita di san Bernardo sulla parete est e di Filippo Neri sulla parete ovest. Nel registro superiore sono raffigurate figure di profeti e una personificazione della Carità che, come altre virtù affrescate nei pennacchi della volta (Castità, Purità e Verginità), è da riferirsi alla Vergine affrescata nella cupola incoronata tra santi. I riquadri architettonici dipinti che racchiudono le scene e le figure poggiano illusionisticamente su un basamento, parimenti dipinto con finte specchiature policrome decorate con motivi antichizzanti. 

La cappella del Giglio sarà presto oggetto di una pubblicazione con approfondimenti storici e iconografici. A partire dal 12 luglio e fino a settembre sono previste visite guidate aperte a cura del personale della Soprintendenza in collaborazione con la ditta esecutrice dei lavori.

Un particolare del soffitto della Cappella del Complesso di Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze

Laura Lombardi, 02 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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