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Una veduta del «Cristo Eucaristico» di Matteo Civitali nel Museo Nazionale di Villa Guinigi

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Una veduta del «Cristo Eucaristico» di Matteo Civitali nel Museo Nazionale di Villa Guinigi

A Lucca risanato il Cristo di Matteo Civitali trafugato dai nazisti

La preziosa terracotta quattrocentesca è tornata in esposizione nel Museo Nazionale di Villa Guinigi

Laura Lombardi

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A Lucca, tra il 7 e l’8 febbraio 1944 dei soldati nazisti trafugarono dalla Chiesa di Santa Maria della Rosa il «Cristo Eucaristico» di Matteo Civitali, una scultura in terracotta policroma risalente al 1470 circa, e, per trasportarla più facilmente, la tagliarono in due parti. L’opera, di proprietà dell’Arcidiocesi di Lucca, fu poi ritrovata sul mercato antiquario, recuperata dai Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale nel novembre del 2017 ed è conservata al Museo Nazionale di Villa Guinigi dove è appena tornata in esposizione dopo essere stata restaurata da Carolina Cannizzaro e Massimo Moretti sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Abap delle province di Lucca e Carrara. Con il titolo «Rinascita di un capolavoro. Il Cristo Eucaristico di Matteo Civitali restituito alla città» (fino al 2 novembre), la mostra-dossier racconta il lavoro effettuato in ogni dettaglio, anche grazie a un documentario che ne ha ripreso tutte le delicate fasi.

L’intervento è stato finanziato dal Rotary Club di Lucca e la scansione in 3D, eseguita della ditta Aerarium Chain di Milano, ha fornito supporto ai lavori svoltisi in un laboratorio messo a disposizione dalla direzione del museo. Modellato per foggiatura diretta, cioè senza uso di calchi, ma sovrapponendo strati di argilla su un supporto costituito da tavole di legno, svuotando il verso per alleggerire e rendere uniforme lo spessore del corpo ceramico, il «Cristo Eucaristico» non è solo fragile nella struttura, ma presenta molte lacune degli apparati cromatici e delle finiture dorate. Lo strato preparatorio era color cipria poi dipinto con finiture realizzate con terre naturali e pigmenti artificiali, mescolati a un legante organico a rendere l’incarnato, la barba, i capelli, la corona di spine, il manto rosso, il calice.

Le analisi preliminari molto accurate sono state utilissime nella fase di rimozione delle concrezioni di materiale ceroso e di altri materiali. È seguita una fase di consolidamento di piccole porzioni di terracotta con la revisione delle stuccature già esistenti, seguita da pulitura, stuccatura e integrazione cromatica della pellicola abrasa. Infine la ricomposizione è avvenuta tramite un cuscino in resina realizzato grazie al rilievo 3D; la struttura metallica di sostegno è stata anch’essa revisionata. Nel frattempo è stato girato un documentario sull’opera, affidato a Demia agenzia di marketing e comunicazione.

Il «Cristo Eucaristico» di Matteo Civitali

Laura Lombardi, 09 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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