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Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca, 1961 (stima 180-250 mila euro)

Christie’s

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Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca, 1961 (stima 180-250 mila euro)

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A Parigi Christie’s pensa in italiano: i top lot in asta

I maestri del Novecento italiano guidano la selezione di Thinking Italian, in asta a Parigi il 9, 10 e 11 aprile 2025.

Davide Landoni

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Sempre di più il pensier muove verso l'Italia. La Thinking Italian di Christies, l'ormai consueto appuntamento d'asta con un nucleo di opere realizzate dai più importanti artisti italiani del Novecento, raddoppia da quest'anno la sua cadenza. Non solo in autunno, dal 2025 anche la primavera vedrà fiorire, prima di essere colta in sede di vendita, una selezione di lavori realizzati entro i confini della nostra penisola. Certo, al contrario di quanto accadeva fino a qualche anno fa, il teatro della contesa sarà Parigi e non Milano, il 9, 10 e 11 aprile. E per certi versi è più romantico così: del resto il pensiero implica una distanza, almeno un piccolo accenno di nostalgia.

Malinconia spazzata via dalla vivacità della proposta, che si distingue per un gruppo di lavori tutti nuovi per il mercato, che negli ultimi cinquant'anni sono rimasti perlopiù inediti, conservati nelle mani di collezionisti privati. Ecco quindi che il loro passaggio non è certo inosservato. A prendersi molte delle attenzioni è un «Achrome» di Piero Manzoni, un esempio precoce (1958) della celebre serie di opere. Una fascia centrale di pieghe e grinze compatte e orizzontali si raccoglie su una tela monocromatica bianca e nitida, sottolineando il potere estetico e l'autosufficienza artistica delle materie prime. Nella stessa collezione dagli anni '70, il dipinto fu visto pubblicamente per l'ultima volta nel 1971, quando fu in mostra alla Galleria d'Arte Moderna di Roma (stima 600-900 mila euro).

Era il 1986, invece, quando «Senza titolo» di Alighiero Boetti, in questo caso un gruppo di nove ricami inerenti al progetto Segno e Disegno, ognuno recante una piccola frase o aforisma, fu esposto alla Galleria del Piccolo Museo di Lecce. L'opera, realizzata alla fine degli anni Settanta, fu acquistata direttamente dall'attuale proprietario dallo studio dell'artista e non è mai passata sul mercato. Alla stima di 400-600 mila euro, il suo momento è finalmente arrivato. Se per i Ricami l'artista si rivolgeva alle sarte di Peshawar, per un'altra delle sue serie collaborative, le Biro, Boetti era solito coinvolgere un team di giovani studenti d'arte romani. Un approccio che implicava riflessioni concettuali (l'opera d'arte e la sua esecuzione esistevano in due realtà separate ma contigue), ma anche questioni pratiche (non c'era comunicazione diretta con i fabbricanti dell'opera durante la sua creazione). E che nel caso di un'altra opere in asta da Christies,  Il dolce far niente (stima 350-500 mila euro), si è tradotto in quattro grandi fogli di carta ricoperti da campiture fittamente tratteggiate di inchiostro di penna a sfera. Una delle sole quattro opere realizzate con penna di colore nero. Uscita dallo studio di Boetti nel 1975, fu acquistata da Arnaldo Pomodoro, nella cui collezione è rimasta negli ultimi cinquant'anni. 

Piero Manzoni, «Achrome», 1958 (stima 600-900 mila euro)

Alighiero Boetti, «Senza Titolo (Segno e disegno)», 1978-79 (stima 400-600 mila euro)

Nel fermento del dopoguerra, della riflessione e della ricostruzione, dell'abbandono e della speranza, nasce il lavoro di Salvatore Scarpitta. Spesso descritto come il ponte tra il Pop americano e l'Arte Povera, l'autore si formò tra Italia e Stati Uniti, frequentando colleghi come Alberto Burri e Piero Dorazio, e persino Cy Twomby (con cui condivise uno studio tra il 1957 e il 1958). Tutti influenzarono il lavoro di Scarpitta e tutti ne furono a loro volta spesso influenzati. «Grey runner», in asta a 200-300 mila euro, racconta dell'allontanamento di Scarpitta da un uso tradizionale della tela, a favore di un approfondimento del materiale come protagonista a pieno merito dell'opera.

Di un ripensamento ideale è oggetto anche «Ettore e Andromaca» (stima 180-250 mila euro) di Giorgio de Chirico, che racconta l'addio tra i due personaggi trasfigurandoli in due manichini, elegante e goffi, epici e quotidiani, certamente misterioriosi. Se più volte il pittore metafisico è tornato sulla scena immaginandola e reimmaginandola, apportando sempre lievi cambiamenti, questo è il caso in cui sceglie di ritrarre le due figure con i tratti del viso identici.

Non possono infine mancare due opere di Lucio Fontana, maestro dello spazialismo sempre apprezzato sul mercato a tutte le latitudini. La prima è «Concetto spaziale, Attesa» (stima 500-700 mila euro), monocromo rosso solcato da un unico taglio verticale, profondo e lungo. L'opera, realizzata nel 1967, un anno prima della morte dell'artista, fu acquistata dalla Galerie Arditti. Che però non la espose mai, come non espose l'altro «Concetto spaziale, Attesa» (600-800 mila euro) oggi in asta da Christies, questa volta in bianco, ma sempre composto da un solo grande taglio. Ora arriva l'occasione per vederli entrambi, nella mostra pre vendita, a Milano il 25 e 26 marzo, nella sede della maison a Palazzo Clerici. Giusto in tempo prima che la migliore offerta la consegni a destini che non sappiamo. 

Lucio Fontana, «Concetto Spaziale, Attese», 1968 (stima 500-700 mila euro)

Davide Landoni, 20 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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