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Frontespizio. Ennemond Alexandre Petitot, Raccolta di rami incisi in varie occasioni della Regio-Ducal Corte di Parma. Parma, 1791. In folio grande (real folio, 520x355 mm), 119 fogli e 6 tavole ripiegate con freschissime incisioni di 202 tavole in rame in ottimo stato di conservazione. Tecnica acquaforte/bulino

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Frontespizio. Ennemond Alexandre Petitot, Raccolta di rami incisi in varie occasioni della Regio-Ducal Corte di Parma. Parma, 1791. In folio grande (real folio, 520x355 mm), 119 fogli e 6 tavole ripiegate con freschissime incisioni di 202 tavole in rame in ottimo stato di conservazione. Tecnica acquaforte/bulino

Petitot-Bodoni, un sodalizio inciso nel rame. La Pilotta di Parma acquista un raro volume del '700

L'opera è frutto del lavoro congiunto dell'architetto e dello stampatore, oltre che simbolo di un periodo di trasformazione della città 

Davide Landoni

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Quando Ennemond Alexandre Petitot (Lione, 1727-Parma, 1801) varcò i confini di Parma nel 1753, la città era un cantiere aperto che cercava forma e ambizione sotto la mano dei Borbone. L’architetto francese arrivò con l’aura di chi porta un linguaggio nuovo. Gli furono commissionati alcuni di quelli che, ancora oggi, sono tra i monumenti più iconici della città: l’Ara dell’Amicizia, la Reggia di Colorno, il Giardino Ducale. Opere che portarono Parma a rivaleggiare per ambizione con le grandi corti europee. Merito di Petitot, che ancora non sapeva che da lì a qualche anno l'arrivo di un altro uomo avrebbe ulteriormente arricchito, per sempre, l'identità culturale della città.

Quindici anni dopo giunse infatti a Parma un giovane piemontese destinato a lasciare tracce profonde nella storia della stampa. Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 – Parma, 1813) arrivò nel 1768 con la nomina prestigiosa di direttore della Stamperia Reale. Parma lo accolse nel pieno della metamorfosi inaugurata da Petitot, ormai all’apice della carriera. L’incontro tra i due generò una collaborazione virtuosa e spontanea, una convergenza di visioni che portò uno a immaginare le forme e l'altro a tradurle su carta. O su rame.

Lo spunto furono le incisioni che la corte di Ferdinando I di Borbone commissionò per celebrare feste, visite imperiali, nozze dinastiche, progetti architettonici. Petitot forniva i disegni, Bodoni li trasformava in immagini che avrebbero attraversato i secoli. Così, tra il 1769 e il 1791 prese corpo un corpus eccezionale di tavole di rame, scenario di progetti e allegorie. Il frontespizio con il Po e il torrente Parma entro una valva di conchiglia, la stampa della festa del 1769, l’Ara amicitiae, le vedute del Teatro Farnese e di Veleia, le celebrazioni del matrimonio tra Ferdinando e Maria Amalia, le tavole dedicate alla Cappella Reale di San Liborio e al Salone di Colorno, fino alle piante del Giardino di Parma e alle incisioni di soggetto scientifico o religioso. Centinaia di pagine che descrivevano un mondo in trasformazione.

Frontespizio. "Descrizione delle feste celebrate in Parma l'anno MDCCLXIX per le auguste nozze di sua altezza reale l'infante Don Ferdinando colla reale arciduchessa Maria Amalia Don Ferdinando colla reale arciduchessa Maria Amalia. Paciaudi, Paolo Maria <1710-1785> Testo a stampa (antico) Bodoni, Giambattista 1769 Parma, 1769. Tecnica acquaforte/bulino. Inv. Dis. Cav. E. A. Petitot (1727/1801) inc. GiovannI Volpato (1733/1803)

Quando Petitot decise di raccogliere quei rami in un unico album, era il 1791. Ne nacque un In folio monumentale, un libro-scrigno di quasi cento tavole, affidato all’arte di incisori come Benigno Bossi, Biagio Martini e Antonio Bresciani. Il volume divenne subito prezioso, stampato in pochissimi esemplari, custodito come un oggetto di famiglia dalle corti e dai collezionisti. Poi scomparve. Ne sopravvisse una copia alla Biblioteca Braidense di Milano e si tramandò voce di un esemplare venduto nel 1845. Il resto si perse tra passaggi privati, dispersioni e silenzi del mercato antiquario.

Due secoli più tardi, il Complesso monumentale della Pilotta si trova in una fase di evoluzione che ricorda quella appena raccontata. Sotto la direzione di Simone Verde prima e Stefano L'Occaso oggi, il Museo ha riformulato il proprio percorso espositivo e ammodernato gli spazi, anche attraverso soluzioni tecnologiche come lo spettacolo di videomapping del Teatro Farnese; si è aperto all'arte contemporanea, anche in modo teatrale, con la monumentale scritta di Maurizio Nannucci sulla facciata, e ha annesso al suo sistema nuove realtà come il Castello di Torrechiara e l'Antica Spezieria di San Giovanni.

Contesto in cui risulta simbolico, oltre che significativo, il ritrovamento, e l'acquisto, dell'album su incisioni di rame frutto del sodalizio Petitot-Bodoni. Arriva dalla Libreria Antiquaria Pregliasco di Torino ed è l’unica copia esistente oltre a quella milanese. Per Stefano L’Occaso, direttore del Complesso, l’arrivo dell’album è la restituzione di una parte essenziale della storia bodoniana. Un'opera rarissima che entra a far parte della Biblioteca Palatina e idealmente del Museo Bodoni, colmando un vuoto che durava da più di due secoli. E che rinsalda il legame di Parma con la sua storia e i personaggi che l'hanno resa grande.

Davide Landoni, 10 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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