Image

Il Musée d’art et d’histoire du Judaïsme di Parigi è ospitato in un edificio del Seicento nel quartiere del Marais, l’Hôtel de Saint-Aignan

xxx

Image

Il Musée d’art et d’histoire du Judaïsme di Parigi è ospitato in un edificio del Seicento nel quartiere del Marais, l’Hôtel de Saint-Aignan

xxx

A Parigi il mahj s’ingrandisce

I lavori nel  Musée d’art et d’histoire du Judaïsme, nel Marais, inizieranno alla fine del 2027 per concludersi nel 2030. Spazi più ampi saranno dedicati alle collezioni permanenti e temporanee

 

Stéphane Renault

Leggi i suoi articoli

Un quarto di secolo dopo la sua apertura, avvenuta il 30 novembre 1998 nel ristrutturato Hôtel de Saint-Aignan, nel quartiere del Marais, il Musée d’art et d’histoire du Judaïsme  (mahJ) di Parigi si espanderà. Il progetto del mahJ, avviato nel 1985, ha preso il via nel 1988 con la creazione di un’associazione e la costituzione di un fondo che riunisce quello del Musée d’Art Juif, il Museo d'arte ebraica, di Parigi, la donazione fatta allo Stato nel 1890 della collezione di Isaac Strauss, acquisita alla morte del compositore dalla baronessa Nathaniel de Rothschild e depositata al Musée de Cluny-Musée national du Moyen Âge, nonché dai depositi della Fondation du Judaïsme français e di vari musei e associazioni, completati da acquisizioni.

Nel 1998, in occasione dell’apertura del mahJ, l’allora presidente della Repubblica Jacques Chirac aveva dichiarato: «Qui si può misurare quanto il giudaismo abbia arricchito la vita culturale delle società che lo hanno accolto. Qui ognuno comprende quanto il nostro Paese debba agli ebrei di Francia». Prima di concludere il suo discorso con queste parole: «Per tanti e tanti anni abbiamo sognato un grande museo del giudaismo che non fosse solo il depositario del passato, ma anche il crogiolo di una società fraterna, dove ognuno potesse realizzarsi e vivere felice, senza distinzioni di origine, razza, religione, credo. Sognavamo un luogo in cui si insegnassero tolleranza, dialogo, diversità, grandezza e ricchezza delle società che riconoscono il meglio di ciascuno. Un luogo di tale forza evocativa da far retrocedere naturalmente i demoni del razzismo, dell’antisemitismo e della xenofobia. Un luogo in cui si impone l’accettazione dell'altro, dove la sua differenza non è percepita come una minaccia ma come una possibilità. Questo luogo oggi lo abbiamo con il nostro museo di arte e storia del giudaismo. Auguriamogli il massimo successo».

Il progetto di ampliamento, sostenuto dal 2015 dal team del museo e dotato di un budget di 22 milioni di euro, è guidato dalla città di Parigi, committente e proprietaria dal 1962 (nell’ambito del piano di salvaguardia del Marais) dell’edificio storico costruito tra il 1644 e il 1650 per Claude de Mesmes, conte d’Avaux, dall’architetto Pierre Le Muet (1591-1669), con il contributo dello Stato, della Regione Île-de-France e di donatori riuniti dalla Fondation Pro mahJ.

Il 30 gennaio 2025 il Ministero della Cultura ha annunciato un ulteriore finanziamento straordinario di 3,5 milioni di euro a favore del progetto di ampliamento e ristrutturazione del museo associativo, dal 2003 riconosciuto come «museo di Francia». Questo impegno, che porta il contributo totale dello Stato a 6,5 milioni di euro, «costituisce un importante sostegno da parte dello Stato al progetto del Museo d’arte e di storia del giudaismo e alla lotta contro il razzismo e l’antisemitismo, precisa un comunicato, considerando la ricchezza delle collezioni e l’importanza della politica culturale ed educativa condotta dal Museo d’arte e di storia del giudaismo per la diffusione della conoscenza del giudaismo e della convivenza».

Oltre alla completa riorganizzazione della museografia, il cantiere consentirà l’ampliamento degli spazi dedicati alle collezioni permanenti e temporanee. Il percorso permanente delle collezioni passerà così da 907 a 1.226 mq, «darà il giusto spazio alla lunga storia della presenza ebraica in Francia, dall’antichità ai giorni nostri, e permetterà di scoprire il giudaismo come cultura viva, profondamente radicata nella storia europea», precisa il museo, che aggiunge: «Si arricchirà di sale dedicate agli ebrei ai margini del regno in epoca moderna, all’apogeo del franco-giudaismo, all’immigrazione ebraica tra le due guerre, al salvataggio degli ebrei di Francia durante l’occupazione e alla resistenza ebraica, al dopoguerra e all’arrivo degli ebrei nordafricani nella metropoli, nonché alla presenza oggi in Francia della più importante popolazione ebraica al mondo dopo gli Stati Uniti e Israele». 

Le superfici destinate alle mostre temporanee passeranno invece da 455 a 609 mq. Inoltre, il cantiere riguarderà la copertura, l’impermeabilizzazione, l’isolamento, l’adeguamento alle norme energetiche e l’accessibilità (ascensori, percorso per persone con mobilità ridotta nel cortile).

La città di Parigi mette a disposizione del mahj la scuola in disuso del Clos des Blancs-Manteaux, vicino all’Hôtel de Saint-Aignan. La biblioteca e gli uffici del museo vi si trasferiranno, liberando così 600 mq ora destinati alla presentazione delle opere.

Il mahJ dovrebbe chiudere i battenti per lavori di ristrutturazione alla fine del 2027, per riaprire nella primavera del 2030. Una campagna di raccolta fondi, precisa il museo, permetterà di integrare gli stanziamenti pubblici.

Stéphane Renault, 05 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La 14a edizione in programma dal 6 all’8 giugno avrà per tema «Il vero, il falso» e renderà omaggio a Gustav Klimt 

L’australiana guiderà la 18ma edizione della rassegna d’arte contemporanea in programma da settembre a dicembre 2026

Intitolata «A Time Between Ashes and Roses» (da un verso del poeta Adonis), la sesta edizione, che si terrà dal 13 settembre al 30 novembre nella prefettura giapponese, riunirà 60 artisti da 22 Paesi, sotto la direzione artistica di Hoor Al Qasimi

L’uomo politico, presidente del parigino Centre Pompidou dal 2015 al 2021, è scomparso il 15 febbraio a 70 anni

A Parigi il mahj s’ingrandisce | Stéphane Renault

A Parigi il mahj s’ingrandisce | Stéphane Renault