«Autoritratto» (1885) di Berthe Morisot, Parigi, Musée Marmottan Monet (particolare)

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«Autoritratto» (1885) di Berthe Morisot, Parigi, Musée Marmottan Monet (particolare)

A Torino Morisot vestale dell’Impressionismo

Nella Gam sono esposte circa 50 opere, tra dipinti, disegni e incisioni, della cognata (e musa) di Manet, con un contesto suggestivo di Stefano Arienti

L’Impressionismo, al solo nominarlo, fa luccicare gli occhi anche a chi di mostre ne vede poche ma che a quelle dove appaiono i nomi di Édouard Manet, Claude Monet, Camille Pissarro, Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley ed Edgar Degas, non vuole mancare. Tra quella compagine di pittori spiccava anche una donna dotata di un talento che non passò inosservato a Manet, tanto da farne la sua musa. Il pittore parigino era il più importante artista del suo tempo quando conobbe Berthe Morisot (Bourges, 1841-Parigi, 1895) ed è noto il legame professionale e umano che ci fu tra i due tanto da influenzarsi reciprocamente. 

Dal 16 ottobre al 9 marzo 2025 la Gam-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, dedica all’artista francese la mostra «Berthe Morisot. Pittrice impressionista», a cura di Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin. Nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo con diverse iniziative, quella dell’istituzione torinese appare di particolare interesse nel suo focalizzarsi sull’unica figura femminile annoverata tra i fondatori del movimento. Sebbene per Morisot fosse stato impossibile accedere all’École des Beaux-Arts (aperta alle donne solo nel 1897), prese lezioni di pittura da Geoffrey-Alphonse Chócarne e successivamente da Joseph Guichard. Introdotta nell’atelier di Jean-Baptiste Camille Corot, iniziò poi la sua avventura artistica en plein air. In seguito, tramite il comune amico Henri Fantin-Latour, al Louvre conobbe Manet: ne divenne la modella e il soggetto di ben undici ritratti. 

Sono quattro le sezioni tematiche nel percorso nel museo, riallestito e rinnovato nei suoi spazi, ispirate ai soggetti ricorrenti nelle composizioni della pittrice: sfera familiare, ritratti femminili, luoghi all’aperto con un focus su paesaggi e giardini e figure nel verde. Le pennellate brillanti, cariche di luce, raggiungono i risultati più alti in tele come «Su una panchina al bois de Boulogne» (1894) proveniente dal Musée d’Orsay o in «Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival» (1884) del Musée Marmottan Monet, scene all’aria aperta interpretate attraverso una stilizzazione sorprendentemente moderna. «Il Ciliegio» (1891) del Marmottan e «Pastorella nuda sdraiata», dello stesso anno, del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid evidenziano la maggiore solidità e determinazione conferita alle forme tipica del periodo più maturo. A queste opere se ne aggiungono altre di pregevole livello, come «Pasie che cuce nel giardino» (1881-82), tela di grandi dimensioni e dai colori brillanti del Musée des Beaux-Arts di Pau, che testimonia situazioni di intimità. Spiccano lavori meno noti di collezioni private, come «La ciotola del latte» (1890), per la prima volta esposto in Italia e venduto in un’asta Sotheby’s a maggio 2022 per più di un milione di euro. 

L’artista Stefano Arienti («Display» a cura di Chiara Bertola) ha inoltre realizzato un contesto suggestivo a far da «sfondo» alla ricerca di Morisot: ritratti della stessa artista rivisitati, elementi olfattivi, nastri di stoffa in raso e organza, carte da parati, oggetti dell’epoca ecc.

«Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival» (1884) di Berthe Morisot, Parigi, Musée Marmottan Monet

Monica Trigona, 14 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

A Torino Morisot vestale dell’Impressionismo | Monica Trigona

A Torino Morisot vestale dell’Impressionismo | Monica Trigona